Da un lato vergano i media per la pubblicazione delle intercettazioni contenute nei fascicoli delle indagini, dall’altro non si fanno scrupoli a passarsi – e usare – informazioni che se non sono secretate sono almeno riservate. Questa l’ennesima storia di doppiopesismo che in queste ore sta travolgendo la destra italiana, sempre più in preda a un delirio di onnipotenza.
La maggioranza vuole limitare le intercettazioni. Ma contro gli avversari politici non si fa scrupoli a usarle
Il caso che sta sconquassando la politica italiana è quello scaturito da Giovanni Donzelli, il vicepresidente del Copasir, che in Aula ha pensato bene di lanciare un attacco all’arma bianca nei confronti di quattro parlamentari del Partito democratico, sostanzialmente accusandoli di avere rapporti con i terroristi – in particolare con l’anarchico Alfredo Cospito – e di mirare a scardinare il 41bis, ossia il carcere duro.
Dichiarazioni fin troppo precise e puntuali, con tanto di citazione di due distinte intercettazioni fatte all’anarchico, che fin da subito è apparso chiaro a tutti che non potevano essere basate soltanto su articoli di giornale ma probabilmente anche su informazioni inedite e, forse, addirittura riservate. Con il divampare della polemica, Donzelli ha negato che si trattasse di informazioni coperte dal segreto e ha ammesso molto candidamente che, su sua esplicita richiesta, gliele aveva fornite il sottosegretario alla Giustizia di Fratelli d’Italia, nonché suo coinquilino, Andrea Delmastro Delle Vedove.
E quest’ultimo, al quale fa capo la delega al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), non ha di certo negato. Anzi ha ammesso tutto spiegando sostanzialmente di non aver fatto nulla di male in quanto non si tratterebbe di informazioni riservate, specificando inoltre di non aver fornito alcun documento ma soltanto un riassunto dei punti salienti.
Insomma, come spiegato dallo stesso Delmastro Delle Vedove, ha fornito informazioni che avrebbe potuto dare a qualsiasi parlamentare. Peccato che sembrano pensarla in modo molto diverso in via Arenula tanto che, come riporta il Fatto Quotidiano, per avere queste informazioni servirebbe addirittura un accesso agli atti.
Chiaramente questa storia, la quale è già confluita in un fascicolo d’indagine in mano alla Procura di Roma che secondo Delmastro Delle Vedove certificherà rapidamente che non c’è stato alcun illecito, è già diventato un caso politico che sta creando imbarazzo nel Centrodestra. Del resto non poteva che essere così visto che da Fratelli d’Italia fino alla Lega si fa a gara nel dipingersi come i cavalieri senza macchia nonché i paladini della legalità.
Tutti motivi per i quali esprimono una visione garantista della Giustizia che li porta costantemente in rotta di collisione con i media, spesso accusati di fare scempio della privacy degli indagati attraverso la pubblicazione di intercettazioni contenute nei fascicoli d’indagine e che quindi non sono coperte dal segreto. Si tratta, nella quasi totalità dei casi, di informazioni contenute in atti pubblici a cui i giornalisti possono accedere liberamente e la cui divulgazione risponde al diritto di cronaca.
Proprio per questo tutta la maggioranza e soprattutto il ministro Carlo Nordio in questi mesi stanno ribadendo in ogni occasione possibile che questo delicato strumento investigativo viene utilizzato più del dovuto, costa troppo e, secondo loro, spesso non porterebbe a risultati apprezzabili. In altre parole vanno limitate enormemente.
Intento che ha finito per attirare le ire dei magistrati e delle opposizioni, tanto da aver costretto il guardasigilli ad operare non poche giravolte per riuscire a correggere il tiro, prima spiegando che non intende eliminare le captazioni per i reati di mafia e terrorismo, malgrado avesse fatto intendere il contrario dicendo che “i mafiosi non parlano al telefono”, poi dovendo ulteriormente precisare che non verranno toccati neanche i cosiddetti reati spia.
Insomma non appare ancora chiaro in che modo le destre intendano mettere mano alle intercettazioni ma di sicuro si cercherà di limitarle nonostante lo scorso governo ha già operato una stretta approvando la legge sulla presunzione d’innocenza. La cosa che stona di più è, però, notare come tutte queste premure che vengono fatte nei confronti dei media non valgono per i parlamentari del Centrodestra che a quanto pare, per alimentare il dibattito politico, non si fanno scrupoli a utilizzare atti che non sono pubblici e quasi certamente, salvo smentite davvero inattese, non sono neanche divulgabili.
E poco importa, a quanto pare, se simili informazioni vengono usate per fare allusioni poco generose nei confronti dei parlamentari dell’opposizione con il rischio di metterli alla gogna mediatica. Proprio quella contro cui le destre, almeno quando li riguarda, non esitano a dire di voler far cessare una volta per tutte.