Gongola la Lega per l’arrivo oggi in Consiglio dei ministri del testo di legge sull’Autonomia differenziata abbozzato dal suo ministro Roberto Calderoli. Di giornata fondamentale parla il governatore del Veneto, Luca Zaia. “L’Autonomia è la realizzazione di un progetto che dà corso a quello che era il pensiero dei padri costituenti. L’Autonomia che vogliamo è quella scritta in Costituzione”, dice.
Arrivo oggi in Consiglio dei ministri il ddl sull’Autonomia differenziata voluto dalla Lega e abbozzato dal suo ministro Calderoli
Di provvedimento storico, parla anche il presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga. Conta di averla già entro la fine dell’anno il governatore della Lombardia, Attilio Fontana. Il leader della Lega, nonché ministro e vicepremier Matteo Salvini, non sta nella pelle. Dichiara di non temere depotenziamenti rispetto alla bozza Calderoli e ribadisce in una sorta di litania che l’Autonomia “significa modernità, efficienza, futuro”.
E di seguito: “Serve il primo passaggio in Consiglio dei ministri che è fondamentale. Poi il Parlamento dovrà dire la sua e dovranno essere stabiliti i Livelli essenziali di prestazione. Quindi, come detto dal ministro Calderoli, il 2023 è l’anno durante il quale tutti porteranno contributi, idee, suggerimenti, miglioramenti e poi si chiuderà la partita”.
Ma attenzione ad esultare perché oggi in Consiglio dei ministri si avrà solo il via libera “preliminare” al disegno di legge. Dopo l’approvazione in Cdm il ddl sarà sottoposto al parere della Conferenza Stato-Regioni, per tornare a Palazzo Chigi per l’approvazione definitiva, e poi passare all’esame delle Camere. In queste ore i partiti alleati e i dipartimenti dei vari ministeri interessati stanno lavorando forsennatamente agli ultimi ritocchi. Molti i capitoli ancora aperti, molti i dubbi ancora da fugare sul progetto che oltre 200 sindaci del Sud di ogni colore politico hanno definito “la secessione dei ricchi” e che , per questo, si sono rivolti al Capo dello Stato per chiedere di fermarlo.
Resta da chiarire il nodo della definizione e del finanziamento dei Lep, ovvero dei livelli essenziali delle prestazioni che garantiscano i diritti civili e sociali su tutto il territorio nazionale. La legge di Bilancio ha istituito a Palazzo Chigi una cabina di regia, che, entro la fine del 2023, deve individuarli. Il testo Calderoli dice che sono determinati con decreto del presidente del consiglio dei ministri (Dpcm). Ma resta ancora da definire, appunto, in che modo verranno finanziati. Non sarà sfuggito il richiamo dell’altro giorno di Sergio Mattarella sul pericolo di sottrarre servizi essenziali ai territori.
Gli ultimi ritocchi si stanno concentrando anche sul ruolo del Parlamento. Per non dare alle Camere solo compiti di mera ratifica. Dal provvedimento sono poi stati cancellati i riferimenti al criterio della spesa storica che penalizzerebbe il Sud. Ma alla Lega in questo momento non interessano le ultime modifiche. Suo obiettivo è portare a casa il primo via libera in Cdm in modo da poter sventolare davanti ai propri elettori, in vista delle Regionali, la bandierina dell’Autonomia.
Giorgia Meloni si è ormai rassegnata all’idea di concedere questo primo antipasto ai suoi alleati, pena non solo il sabotaggio dell’altra riforma che le sta a cuore, il presidenzialismo, ma la stessa tenuta del governo. Il Carroccio se non avesse il via libera al suo progetto sarebbe pronto a disseminare di mine tutta l’attività dell’esecutivo. Ma nello stesso tempo FdI e FI vogliono arginare i propositi rivoluzionari della Lega rafforzando appunto il ruolo delle Camere e allungando il processo che porterà le Regioni a reclamare maggiori poteri e competenze.