L’Autonomia potrebbe arrivare in Consiglio dei ministri – si parla di giovedì – già nei prossimi giorni. “Dovrebbe essere la settimana giusta”, dice un fiducioso ministro delle Infrastrutture e vicepremier, Matteo Salvini. Ma il leader leghista deve tenere a bada gli entusiasmi perché dalla premier in persona arriva l’ennesima frenata.
Il testo sull’Autonomia differenziata sbarcherà a Palazzo Chigi nei prossimi giorni. Già fatte modifiche sul ruolo delle Camere e spesa storica
Il testo che sbarcherà a Palazzo Chigi non sarà quello che, presentato dal ministro Roberto Calderoli, sognava il Carroccio, con i Lep (i livelli essenziali delle prestazioni e dei servizi che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale) decisi a colpi di Dpcm, tagliando fuori il Parlamento. E soprattutto in mancanza di un’intesa sui costi-standard non si farà ritorno al meccanismo della spesa storica che penalizzerebbe il Sud.
La premier ieri dalla kermesse di Poste è tornata ad alzare la voce per farsi garante dell’unità del Paese e allontanare i sospetti sulle possibilità che il suo governo possa promuovere riforme volte a spaccare la nazione. “Non ci rassegniamo – dice – all’idea che ci siano cittadini di serie A e cittadini di serie B, territori di serie A e territori di serie B, servizi di serie A e di serie B. Da Roma a Montelapiano, da Napoli a Ingria, da Milano a Macra: una sola Italia, con servizi uguali per tutti e diritti uguali per tutti”.
E come in una sorta di litania scandisce: “Una sola Italia, nella quale lo Stato e le sue articolazioni si mettono tutte insieme al servizio dei cittadini, invece di considerare, come a volte è accaduto, che i cittadini fossero un servizio delle istituzioni. Una sola Italia nella quale lo Stato non si arrende allo spopolamento delle aree interne perché sa che ogni borgo, ogni campanile rappresentano la sua spina dorsale. Una sola Italia nella quale nessuno possa sentirsi escluso, o figlio di un dio minore o abbandonato dalle istituzioni. Una sola Italia che lavora insieme per essere più moderna, per essere più inclusiva, per essere più sostenibile”.
Che fossero gli alleati leghisti i destinatari del suo appello lo dimostra la replica a stretto giro che arriva dal partito di via Bellerio: “Siamo assolutamente d’accordo con Giorgia Meloni: gli italiani di serie A e di serie B ci sono oggi. Noi vogliamo unirli all’insegna dell’efficienza e dell’autonomia”. La Lega ha tutto l’interesse di portare a casa il progetto che mira a dare più poteri e competenze alle Regioni prima delle elezioni nel Lazio e in Lombardia, per darlo in pasto ai suoi elettori, ma Meloni non ha nessuna intenzione di consentire alla Lega di mettere il cappello a quella che oltre 200 sindaci del Sud, rivolgendosi al Capo dello Stato per fermarla, hanno ribattezzato come la secessione dei ricchi.
E proprio Sergio Mattarella, sempre dalla kermesse di Poste, ha ricordato i sedici milioni di persone, di cittadini, che vivono in Comuni con meno di quindicimila abitanti: “Un’Italia fondamentale, che copre l’80% – ha detto – del nostro territorio. E in questa parte così importante, sappiamo che vi è un crescente disagio per il ritiro dei servizi che si è registrato”.
Cerca di gettare acqua sul fuoco delle preoccupazioni di tanti governatori e sindaci del Sud – a partire dal suo collega di partito e presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto – anche la ministra per le Riforme, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Forza Italia al pari di Fratelli d’Italia riteneva che il testo Calderoli dovesse essere – così com’è stato – corretto.
“Vorrei dire che l’Autonomia differenziata è prevista dalla Costituzione, perché qualcuno se lo dimentica. Questo non è un dato indifferente, perché sembra che qualcuno ne parli come qualcosa uscito improvvisamente dal cielo. Sull’Autonomia – ha spiegato Casellati – non c’è alcuna volontà di far restare qualche Regione indietro. Da giurista, leggendo il testo di legge, posso dire che non c’è alcuna spaccatura. Autonomia differenziata significa migliore allocazione delle risorse, attraverso l’individuazione dei livelli essenziali di prestazioni. Questa è l’Autonomia differenziata, nell’ambito di una unità d’Italia che tutti vogliamo preservare”.