Ogni giorno la stessa storia, sperando che la goccia scavi la pietra. Dichiarazioni fotocopia che si ripetono di giorno in giorno, ripetendo balle che non hanno nessuna connessione con la realtà. A chi giova tutto questo? Difficile dirlo con certezza. Di sicuro meno intercettazioni fanno felici coloro che non vogliono essere ascoltati e di sicuro non vogliono essere ascoltati coloro che hanno qualcosa da nascondere. Sembra una banalità ma di questi tempi la banalità è del bene, mica del male.
Meno intercettazioni fanno felici coloro che non vogliono essere ascoltati perché hanno qualcosa da nascondere
Silvio Berlusconi ne lancia una delle sue: “Il contrasto alla criminalità organizzata e la tutela delle persone perbene in uno Stato di diritto non possono mai essere contrapposti”, spiega al Corriere della Sera annunciando di essere al fianco di Carlo Nordio. Figurarsi se c’è in giro qualcuno che gli faccia notare di avere enunciato un paradosso: persone perbene e criminalità organizzata sono contrapposti, eccome.
E non convince nemmeno l’intervento del ministro degli Esteri Antonio Tajani che in giornata prova a correre in difesa del suo padrone: “La riforma della giustizia si fa nell’interesse dei cittadini non contro i magistrati”, dice il coordinatore nazionale di Forza Italia intervistato da Rtl, facendo riferimento alle intercettazioni. Che l’interesse dei cittadini coincida con l’agibilità dei magistrati (ovvero arrestare i delinquenti) non sfiora Tajani e compagnia.
È lo svolgimento del solito copione. Tanto che alla fine tocca a Roberto Scarpinato – che oltre a essere senatore è uno che la mafia l’ha combattuta con la toga – provare a rimettere al centro la realtà dei fatti: “Ieri in audizione nella commissione Giustizia del Senato il presidente dell’Autorità Garante per la Privacy Pasquale Stanzione, – dice il senatore M5S – a seguito di una mia precisa domanda, ha confermato quanto stiamo ripetendo da giorni: la nuova normativa sulle intercettazioni in vigore dal 2020 funziona bene rispetto al pericolo di pubblicazioni illegittime sui giornali di contenuti processualmente irrilevanti lesivi della privacy.
Infatti, dalla sua entrata in vigore l’Autorità non ha registrato alcuna violazione. Inoltre, Stanzione ha aggiunto che anziché intervenire di nuovo su una legge che sta mostrando di funzionare, è più opportuno verificarne a pieno gli effetti. Si scioglie come neve al sole la propaganda con cui il governo e la maggioranza nascondono la loro vera intenzione: delegittimare e indebolire il mezzo investigativo delle intercettazioni, che insieme ai collaboratori di giustizia sono l’unico strumento nelle mani dei magistrati per individuare i reati dei colletti bianchi”. Gli abusi sono fake news, con buona pace di garantisti pelosi.
Ma le intercettazioni sono davvero troppe? Falso anche questo, ovviamente. “Le intercettazioni, dal punto di vista dei bersagli, sono in calo, non in aumento. C’è stato un picco nel 2013, quando erano state 141.169, mentre nel 2021, ultimo dato disponibile, sono state 94.800, il dato del 2021 è vicino a quello del 2004″, ha spiegato in commissione Giustizia Gian Luigi Gatta ordinario di Diritto penale a Milano e già consigliere giuridico dell’ex ministra Marta Cartabia. C’è di più: le intercettazioni che vorrebbe abolire Nordio (e per cui si lecca i baffi Berlusconi a braccetto con Renzi) sarebbero meno del 3% del totale. Nessun eventuale calo sensibile.
È una bugia anche questa. In compenso ieri – per fortuna la realtà irrompe sempre in questi dibattiti scapestrati – grazie alle intercettazioni un’operazione del Ros in Calabria ha disarticolato un calo di ‘Ndrangheta con ramificazione a Cipro e in Ungheria. Anche le condanne per 160 anni al clan Di Silvio a Latina sono state rese possibili grazie alle intercettazioni. C’è un modo molto semplice per valutare una riforma: vedere chi esulta. Chi esulterebbe per l’ammorbidimento delle intercettazioni come strumento di indagine? La risposta è facilissima, perfino per il ministro Nordio.