Se qualcuno si aspettava un colpo di scena, allora resterà deluso dal fatto che la Camera – proprio come da programma – ha approvato con 215 voti a favore e 46 contrari il disegno di legge di conversione del decreto Ucraina 2 dicembre 2022, n. 185, relativo all’invio di armi all’Ucraina.
L’appello di M5S
“La strategia occidentale si è focalizzata sull’invio costante di armi e così facendo ci stiamo avvicinando al rischio che si arrivi all’utilizzo di armi nucleari. Ora servono negoziati di pace, non armi, fermatevi prima che sia troppo tardi”. Questo l’intervento del deputato M5S, Marco Pellegrini, convinto che stiamo assistendo a una “assurda escalation militare” e di “una logica del supporto militare a oltranza che potrebbe condurci presto a parlare non più di invio di armi ma di invio di truppe. Cosa risponderemo se ci verrà chiesto di inviare uomini?”.
“Dite la verità agli italiani: l’Italia e l’Europa stanno entrando in guerra” ha proseguito Pellegrini spiegando che “l’Europa non è un’alleanza militare ma una comunità nata per scongiurare nuove guerre. Bisogna cambiare strategia e innescare un’escalation diplomatica al posto di quella militare per arrivare alla pace”.
La maggioranza fa quadrato sul decreto Ucraina
Del tutto diversa la posizione della maggioranza che ha fatto quadrato e, come sempre, più che giustificare le proprie scelte ha preferito attaccare i pentastellati. Secondo il sottosegretario alla Difesa, Matteo Perego di Cremnago, che ha spiegato che “il Governo di un grande Paese del G7 si assume la responsabilità di scelte difficili così come ha fatto il Governo precedente dall’inizio del conflitto in Ucraina”.
“Non si capisce invece quali ragioni spingano il M5S a cambiare idea in 4 mesi indicando come motivazione una ‘situazione di stallo’ sul terreno che non corrisponde alla realtà. E’ altrettanto preoccupante sostenere che il nostro contributo non faccia la differenza: intercettare i missili che colpiscono le infrastrutture, le case in UCRAINA, significa salvare vite innocenti. Voltarsi dall’altra parte in nome della pace è una contraddizione che lede la compattezza delle Istituzioni e dell’opinione pubblica sul ruolo internazionale dell’Italia”, conclude Perego di Cremnago.