Dalla gestione di alcuni ristoranti del centro di Roma all’intestazione fittizia di beni e all’estorsione, il tutto con tanto di aggravante mafiosa. Con queste pesanti accuse sono stati condannati, dal tribunale di Roma, cinque appartenenti al clan camorristico dei Moccia.
La pena più pesante è stata quella inflitta al presunto boss, Angelo Moccia, che dovrà scontare nove anni di reclusione in quanto è stato giudicato il capo dell’intera struttura criminale. Oltre a lui i magistrati capitolini hanno disposto anche altre quattro condanne che vanno da un minimo di un anno e quattro mesi fino a un massimo di otto anni.
L’inchiesta sul clan Moccia
L’inchiesta è nata da un’indagine della Dda di Roma, coordinata dal pubblico ministero Giovanni Musarò, che nel 2020 fece scalpore perché portò al sequestro di alcuni rinomati ristoranti del centro cittadino e anche l’arresto di tredici persone, tra cui appunto Angelo Moccia.
In quell’occasione, inoltre, i carabinieri eseguirono anche un sequestro di beni per oltre 4 milioni di euro. Del resto il clan Moccia è considerato una delle più potenti organizzazioni criminali dell’intero panorama nazionale. Secondo gli inquirenti, infatti, si tratterebbe non tanto di un clan ma di una confederazione camorristica estesa che va dalla Campania fino al Lazio.
Ed è proprio nella Capitale che il clan starebbe mettendo radici tanto che gli stessi criminali locali hanno più volte manifestato il timore per l’espansione di quello che viene giudicato un gruppo estremamente violento e pericoloso.