È sicuramente apparso un confronto pacato quello di ieri tra i tre candidati alla presidenza della Regione Lazio voluto e organizzato dall’AdnKronos. Un confronto all’insegna sicuramente del fairplay ma che ha sicuramente lasciato intravedere le distanze, in alcuni casi siderali, tra Donatella Bianchi, Alessandro D’Amato (nella foto) e Francesco Rocca, rispettivamente candidati del Movimento cinque stelle, del Pd e del centrodestra.
Confronto in vista del voto per le elezioni regionali del Lazio tra i tre candidati: Rocca, D’Amato e Bianchi
Una distanza che si è fatta palpabile soprattutto quando si è parlato di ecologia e ambiente e, nella fattispecie, di termovalorizzatore. Leggere per credere. “Il termovalorizzatore – ha detto chiaramente D’Amato – va fatto e va fatto nei tempi più rapidi possibile”. E ha poi aggiunto: “Bisogna aiutare il sindaco Gualtieri, nella sua figura di commissario, a chiudere il ciclo dei rifiuti a Roma dopo una stagione troppo lunga caratterizzata da discariche e rifiuti portati in termovalorizzatori in altri città italiane ed europee. Si tratta di un’opera decisa con procedure straordinarie da parte dello Stato come è stato per il ponte Morandi a Genova”.
Esattamente sulle stesse posizioni si è mosso l’ex numero uno della Croce Rossa e candidato del centrodestra, Rocca, secondo cui “il termovalorizzatore serve per chiudere il ciclo dei rifiuti, sì al termovalorizzatore chiaro e netto”. L’unica invece a prendere nette distanze dal progetto è stata proprio la Bianchi: “Dico no al termovalorizzatore” a Roma “ma non per fanatismo”, ha chiarito l’ex presidente del Wwf.
Bianchi: “Mi oppongo all’idea di costringere Roma e il Lazio a vivere come pattumiera d’Europa”
“Mi oppongo all’idea di costringere Roma e il Lazio a vivere come pattumiera d’Europa”, ha proseguito la Bianchi, secondo la quale il termovalorizzatore “è una struttura obsoleta che costringerà Roma a bruciare i suoi rifiuti per altri 30 anni”. Non solo. se infatti D’Amato, come ricordato, ha sottolineato che la Regione deve anzi porsi al fianco di Gualtieri nel suo doppio ruolo di sindaco e commissario governativo, la candidata M5S ha puntato il dito proprio contro il primo cittadino di Roma: “È scomparso il suo impegno sulla differenziata”, che tuttavia l’ex ministro dell’Economia aveva preso in campagna elettorale.
Per il resto ad alzare il tiro ci ha pensato Rocca secondo il quale si sono susseguiti nell’ultimo periodo “dieci anni di immobilismo” tanto che “D’Amato sembra calarsi qui come provenendo da altro mondo”. Nel clima generalizzato di fair play, dunque, non sono mancate stoccate tra i candidati alle elezioni regionali. Dinanzi alle quali lo stesso D’Amato ha provato a dribblare e svicolare: “Si vota direttamente il presidente della Regione e i cittadini hanno in mano uno strumento formidabile”.
Ricorda, l’assessore alla Sanità uscente, che si vota senza ballottaggio, “vince il candidato che prende un voto in più”. I cittadini “valuteranno i programmi e la forza dei risultati. Abbiamo una colazione composta da sette forze politiche e abbiamo presentato un programma dettagliato e chiaro, mi rivolgo a tutti con la forza della credibilità sulla base del lavoro svolto in questi anni che ha ridato dignità a questa Regione avendola ereditata in default. Un ritorno a un mondo antico per me è un fatto assolutamente negativo e credo che questo sarà valutato dagli elettori”.
Tutti e tre i candidati, dunque, continuano sulla linea della correttezza. Non a caso, nel corso del confronto a tre, Rocca si è detto “amareggiato” per gli attacchi personali, messi comunque in conto, anche se non si aspettava tanta “ferocia”. Poi ha aggiunto: “Qualcuno fa partire articoli che parlano di me nelle chat personali del suo telefono… mi sarei aspettato più signorilità in campagna elettorale”.
Nessun riferimento specifico, ha puntualizzato quindi a margine del confronto, “volevo soltanto chiarire in maniera lineare che bisogna giocare pulito senza doppia morale”. Posizioni che tuttavia lasciano trasparire astio. Esattamente come emerso quando la Bianchi ha chiarito una volta per tutte il motivo per cui non si è arrivati a un accordo tra Pd e Cinque stelle, come ad esempio accaduto in Lombardia.
“La proposta del candidato D’Amato è stata un po’ calata dall’alto. Evidente non c’è stato un incontro nel merito e sui temi”, mentre in Lombardia “c’era un confronto”, ha spiegato la candidata pentastellata. Che è tornata anche sul tema della sua conduzione in Rai che tanto ha fatto discutere (caso, peraltro, sollevato proprio dal Pd più che dal centrodestra): “Mi sono messa in aspettativa da alcuni giorni dalla Rai”, ha spiegato l’ex conduttrice di Linea Blu, “non avendo ferie come altri colleghi che in passato hanno governato il Lazio, mi sono messa in aspettativa”.
Ma ciò che è emerso in maniera lampante è proprio che la Bianchi, anche nell’ottica di recuperare voti ai suoi avversari, sta giocando a carte scoperte parlando concretamente di proposte e fatti. Tra i suoi primi atti, ha non a caso spiegato, ci sarà “la creazione dell’assessorato alle politiche giovanili”. Non solo: “La prima misura che farò sarà costituire la Regione parte civile nei processi di femminicidio. Bisogna mettere a terra i provvedimenti che si fanno, basta con tavoli”, ha rimarcato la candidata del Movimento.
Insomma, misure concrete che si aggiungono a quella, importante, già annunciata nei giorni scorsi: l’introduzione del Reddito di cittadinanza a livello regionale, “proprio perché il governo Meloni sta lasciando senza sussidi e sostegni tante persone che non hanno colpa di essere in una situazione di povertà o di non avere lavoro”. Sono d’altronde 350.000 i percettori di reddito nella Regione “che tra sei mesi si troveranno senza un sostegno. Non possiamo non guardare a loro e non considerarli centrali”, ha concluso ieri la Bianchi.