Preso Matteo Messina Denaro, l’attenzione dei magistrati è tutta tesa a cercare di carpire quali segreti sono celati all’interno dei covi in cui il boss di Castelvetrano ha vissuto negli ultimi sei mesi. E quasi quotidianamente a Campobello di Mazara spuntano residenze, ieri altre due, che sarebbero state usate dall’ex primula rossa per eludere le indagini.
Ora l’attenzione degli inquirenti è tutta tesa a cercare di carpire quali segreti sono celati all’interno dei covi del boss Messina Denaro
In tutto gli immobili individuati dagli investigatori e che sono stati posti sotto sequestro sono quattro: l’abitazione di via Cb 31 intestata al prestanome Andrea Bonafede usata come base; il bunker individuato in via Maggiore Toselli; un terzo covo sempre nella stessa zona; e, in ultimo, la casa intestata alla madre di Bonafede. Proprio su quest’ultima residenza, la quale risulta disabitata da tempo e che non c’è certezza che sia stata realmente usata dall’ex primula rossa, in queste ore si sta consumando un giallo perché tanti si chiedono come sia stato possibile lasciarla incustodita per ben tre giorni, specie considerando il fatto che già nel giorno dell’arresto del boss sui giornali era stato dato conto dell’esistenza di questa casa.
Discorso ben diverso per l’altro covo scoperto ieri dai poliziotti su indicazione di chi gli fece il trasloco. Si tratta di un’abitazione non molto distante dalle altre e la cui esistenza era nota ai suoi sodali visto che quando sono arrivati gli agenti al suo interno lo hanno trovato completamente vuoto. Una residenza che, secondo quanto trapela dagli investigatori, sarebbe stata usata da Messina Denaro con continuità almeno fino a giugno scorso ma in cui probabilmente faceva qualche saltuaria apparizione.
Tra l’altro i tre covi, come anche l’abitazione della madre di Bonafede, si trovano tutti all’interno di un perimetro di circa 500 metri e sembrano essere disposti in modo tattico. Infatti la prima residenza individuata in via Cb 31 è quella dove Messina Denaro ha abitato ed è quella più esterna di tutte, posta ai confini del Paese in prossimità dello svincolo autostradale.
Insomma la sensazione degli inquirenti è che questa potesse essere stata scelta proprio a causa della possibile via di fuga in caso le cose si fossero messe male. Il bunker, al contrario, si trova in una posizione più centrale del Paese e aveva ben due accessi distinti. Questo è un aspetto che fa pensare al classico luogo dove poter condurre intrallazzi o celebrare incontri al riparo da occhi indiscreti. Poco più in là, il terzo covo trovato completamente vuoto e anche la casa sequestrata ieri alla madre del prestanome di Messina Denaro.
L’indagine sul boss di Castelvetrano prosegue a ritmo spedito e di giorno in giorno si arricchisce di particolari
Quel che è certo è che l’indagine prosegue a ritmo spedito e di giorno in giorno si arricchisce di particolari che svelano parte dei segreti della latitanza del boss. Al momento le attenzioni dei magistrati si stanno concentrando sulla fitta rete di fiancheggiatori che hanno permesso all’ex latitante di celarsi alla giustizia.
E in tal senso potrebbero essere decisivi i cellulari, almeno due, trovati nelle tasche del boss e soprattutto l’agendina – già ribattezzata “il libro mastro di Messina Denaro” – trovata all’interno della casa in via Cb 31. Un taccuino pieno di note relative agli ultimi 5-6 anni, appunti, numeri di telefono, nomi e cifre, che ora dovranno essere decifrate dagli uomini guidati dal procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia.
Intanto i pm palermitani hanno sentito Giovanni Luppino, l’autista del boss, accusato di favoreggiamento. L’uomo si è difeso dicendo di “non sapere che l’uomo fosse Messina Denaro” ma nessuno gli ha creduto e infatti il gip ha convalidato l’arresto.