Si sta avvitando come non mai il governo Meloni sulle accise e sull’incremento dei prezzi di benzina e gasolio. Quelle norme approvate, appena pochi giorni fa, in fretta e furia dal governo sulla trasparenza dei distributori di carburanti, sono state recepite con ostilità persino da parte della maggioranza.
Per ora la linea del Governo è netta: nessun intervento sulle accise. Una decisione che scontenta benzinai e maggioranza
Gli azzurri temono che gli strumenti adottati siano poco efficaci per contenere la stangata provocata dalla decisione dell’esecutivo di non rinnovare lo sconto deciso dal governo precedente. Il responsabile energia di Forza Italia, Luca Squeri, considera le misure di Palazzo Chigi “populiste”.
Le nuove norme scatenano l’ira dei benzinai che decidono di indire due giornate di sciopero
Ma soprattutto le nuove norme scatenano l’ira dei benzinai che decidono di indire due giornate di sciopero. “Per porre fine a questa ‘ondata di fango’ contro una categoria di onesti lavoratori e cercare di ristabilire la verità, le associazioni dei gestori, unitariamente, hanno assunto la decisione di proclamare lo stato di agitazione della Categoria, su tutta la rete; di avviare una campagna di controinformazione sugli impianti e proclamare, per le giornate del 25 e 26 gennaio, una prima azione di sciopero, con presidio sotto Montecitorio”, recita una nota di Faib-Confesercenti, Fegica, Figisc-Confcommercio.
Immediata la solidarietà che viene loro espressa da Assopetroli- Assoenergia che in una lettera alle organizzazioni inchioda il Governo alle sue responsabilità come già hanno fatto i benzinai. “Un’aggressiva campagna di falsificazione e delegittimazione ha additato il settore distributivo quale responsabile del ‘caro benzina’ – scrive il suo presidente Andrea Rossetti – Sebbene fosse lampante dall’inizio che l’unico responsabile dell’improvviso aumento dei prezzi fosse il fisco. Ma anziché assumersi la responsabilità di aver azzerato lo sconto accise, scelta legittima e difendibile per ragioni di finanza pubblica, il governo ha inizialmente puntato il dito contro i benzinai e la fantomatica speculazione dei distributori”.
Il Governo messo all’angolo prova ad uscirne convocando i sindacati di categoria
Il governo messo all’angolo prova ad uscirne convocando per oggi i sindacati di categoria. Intanto rimane lo smacco inflitto ai cittadini. Mentre il governo tra scuse e spiegazioni finisce per avvitarsi con evidenti contraddizioni.
Le opposizioni, in realtà a inchiodare Giorgia Meloni alle sue bugie sulle mancate promesse elettorali è stato il M5S, hanno avuto gioco facile ad attaccare la premier perché la riduzione di Iva e accise su energia e carburanti era un punto – come ha ricordato il leader del Movimento Giuseppe Conte – del programma di FdI. C’era in effetti, ma solo in caso di maggiori entrate ottenute proprio da quei rincari, ha ribattuto in maniera maldestra la premier. Che in serata va in tv, su Rai e Mediaset, a difendere le scelte del governo sulla benzina. Un caso che non esiste, perché i prezzi non sono affatto alle stelle come si racconta, dice Meloni.
Per ora dunque la linea è netta: nessun intervento sulle accise. O meglio, nessun intervento a meno che non ci siano quelle famose “maggiori entrate” che indicava FdI, secondo la sua leader, anche nel suo programma elettorale. Il governo ad ogni modo per correre ai ripari su un tema sentito da tutti come quello del caro-carburanti – e anche dopo le parole del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (nella foto) su un possibile taglio nel caso di aumento dei prezzi – riesuma e riscrive una norma del 2007 che consentirà di usare eventuali maggiori entrate dell’Iva legate ad aumenti del greggio per abbassare il prezzo dei carburanti alla pompa. Se il prezzo supera almeno il 2% del valore indicato nel Def.
E approva in Consiglio dei ministri una modifica (che contempla questo principio) al decreto varato il 10 gennaio e che ancora non è arrivato al Quirinale. In Cdm si è stabilito anche che i buoni benzina saranno esentasse fino a fine anno.