Prima frenata nello spoils system avviato dal governo Meloni. E un segnale rilevante in vista dei numerosi rinnovi alla guida della maggiori partecipate pubbliche. Ieri sera il Consiglio dei ministri ha fatto le sue scelte sui vertici delle agenzie fiscali e il verdetto è stato di due conferme e un cambio di poltrona.
Il Governo ha fatto le sue scelte sui vertici delle agenzie fiscali e il verdetto è stato di due conferme e un cambio di poltrona
A sorpresa, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha proposto la conferma di Ernesto Maria Ruffini a direttore delle Agenzie delle Entrate e quella di Alessandra Dal Verme come direttrice del Demanio. Lascia, invece, come ampiamente previsto, il direttore dell’Agenzia delle Dogane, Marcello Minenna (nella foto), che paga la colpa di essere stato nominato nel 2020 su spinta del Movimento Cinque Stelle. Al suo posto arriva Roberto Alesse, già presidente della commissione di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali e attuale capo di gabinetto del ministro della Protezione civile e delle politiche del Mare, Nello Musumeci.
Da queste mosse, si può intuire che Giorgetti sta riuscendo a fare muro di fronte alle pretese di maggiori cambiamenti da parte di Fratelli d’Italia e della stessa premier, Meloni. All’orizzonte c’è la possibile conferma del direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera, che interpreta l’essenza più evidente del cosiddetto deep state, cioè l’alta burocrazia che spesso e volentieri ha condizionato la politica, imponendosi al governo.
Da Rivera passeranno le prossime nomine dei vertici di Eni, Enel, Poste e così via, alla fine delle assemblee che da marzo prossimo chiuderanno i bilanci dell’ultimo anno. In questa chiave, la conferma di Ruffini è ancora più significativa per i rapporti noti del direttore dell’Agenzia delle Entrate con Renzi. D’altra parte, si tratta di un dirigente che ha ampiamente rinnovato le Riscossioni, di cui è stato al vertice tra il 2017 e il 2018 e poi dal 31 gennaio 2020, questa volta nominato da Conte.
In precedenza era stato anche amministratore delegato di Equitalia. Ruffini, 53 anni, avvocato, è apprezzato dal Quirinale e gode dunque di sostegni politici trasversali. La Dal Verme, un passato nella Ragioneria generale dello Stato, era stata nominata per tre anni, il 18 maggio 2021 (governo Draghi), alla guida dell’Agenzia del Demanio.
Chi è rimasto fuori è solo chi è stato proposto dai 5S, e cioè Minenna, che tra l’altro diede per un breve periodo una mano all’allora sindaca di Roma, Virginia Raggi, per sistemare i conti del Comune di Roma. Con queste premesse, quindi, salgono le possibilità dei manager dei grandi Gruppi pubblici in scadenza, che potrebbero godere della stessa scelta di continuità adottata ieri, oltre che degli ottimi risultati ottenuti da molti di loro.