Vecchi carrozzoni e poltronifici. Riecco le Province

La verità è che le Province, gli enti intermedi tra Comuni e Regioni, sono l’emblema dei carrozzoni inutili.

Vecchi carrozzoni e poltronifici. Riecco le Province

E pensare che anche Silvio Berlusconi nella campagna elettorale del 2008 si era impegnato per l’abolizione delle Province: “Sono tutte inutili e fonti di costi per i cittadini: è pacifico che debbano esser abolite”, dichiarò a Bruno Vespa nel comodo salotto di Porta a Porta. Salvo tre anni dopo, nel 2011, votare contro la soppressione delle province contenuta nella proposta dell’Italia dei Valori.

La verità è che le Province, gli enti intermedi tra Comuni e Regioni, sono l’emblema dei carrozzoni inutili

Oggi la fedelissima di Berlusconi, Licia Ronzulli (nella foto), capogruppo al Senato di Forza Italia, dalle colonne de il Giornale annuncia la sua battaglia per resuscitarle. Obiettivo: “Ridare voce a milioni di elettori che a causa della Delrio si sono visti rimuovere il loro diritto a votare direttamente il loro presidente della Provincia e il consiglio provinciale”.

Ed ecco la proposta: “Noi proponiamo l’elezione diretta dei presidenti di Provincia, senza il ballottaggio, nel caso il candidato superi il 40 per cento. Anzi, abbiamo previsto che questa norma sia estesa anche per tutti i comuni sopra i 15mila abitanti, sulla scia del modello siciliano, dove ha dimostrato di funzionare”.

Alla domanda se in questo modo si corra il rischio di appesantire la cosa pubblica, la berlusconiana di ferro ribadisce che “al contrario, io penso che ci sarà una semplificazione, perché prevediamo anche una razionalizzazione del sistema delle province, per limitare grosse sperequazioni fra enti che hanno poco più di 140 mila abitanti e altri che ne hanno oltre un milione e 200mila”.

Detto fatto: la proposta di legge della Ronzulli è stata incardinata presso la commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama. La verità è che le Province, gli enti intermedi tra Comuni e Regioni, sono l’emblema dei carrozzoni inutili. Negli anni passati sono stati fatti diversi tentativi per abolirle ma nessuno è andato a buon fine. Oltre alla già ricordata proposta di legge di Antonio Di Pietro, un tentativo (fallito) di ridimensionarle era stato fatto da Mario Monti con il decreto spending review. Nulla da fare anche con Enrico Letta.

È stato Matteo Renzi, con Graziano Delrio, nel 2014 a dar loro un primo colpo mortale. Le province non vengono abolite in realtà ma vengono private di buona parte delle loro competenze, strutture e personale. Che passano soprattutto a Comuni e Regioni. Vengono abolite invece le elezioni. Il presidente della Provincia e il consiglio provinciale diventano organi elettivi di secondo grado.

Si tratta di un primo colpo, dicevamo, inflitto agli enti in questione. Quello definitivo, che doveva contemplare la loro definitiva scomparsa, doveva arrivare con la riforma della Costituzione, dal momento che uno dei suoi tasselli era la cancellazione dagli articoli 114 e 118 della Carta di ogni riferimento alle Province, lasciando al loro posto come enti costitutivi della Repubblica solo Comuni, Città metropolitane e Regioni.

Solo il M5S fin dalla sua nascita ne è stato fiero oppositore

Ma nel referendum del 4 dicembre 2016 vinse il no e alla fine a essere rottamate non furono le province ma Renzi e i suoi. La verità è che a difendere le Province ci sono sempre stati amministratori di ogni colore: destra, sinistra e centro. Solo il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo fin dalla sua nascita ne è stato fiero oppositore. Voler ritornare a prima della legge Delrio, come vuole fare la Ronzulli, vorrebbe dire ripristinare un carrozzone che tra i famosi consigli provinciali, con i loro eletti e i gettoni di presenza, senza considerare le giunte con gli assessori, i presidenti e vice, costa svariati milioni di euro.

Prima del 2014 si calcolava che le Amministrazioni provinciali ci costassero 14 miliardi di euro l’anno

Prima del 2014 si calcolava che ci costassero 14 miliardi di euro l’anno. Un dossier della Confesercenti stimava che le famiglie con la sparizione di questi enti avrebbero ricavato un beneficio di 300 euro l’anno. Dopo la legge Delrio, pur ridimensionate, le circa cento Province continuavano a pesare per circa 5 miliardi l’anno con la scusa che dovevano gestire strade e scuole. Ora si tenta un nuovo triplo salto mortale all’indietro. Per le casse dello Stato e per le nostre tasche.

 

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