Andrea Sales i processi psicologici di massa li conosce bene. Da psicoterapeuta e docente universitario li studia, li insegna e li “usa” per formare il personale delle aziende. Professor Sales, vedendo le immagini che arrivano dal Brasile la domanda sorge spontanea: cosa spinge delle persone a mettere in pericolo la propria libertà per seguire i deliri di idoli che sono pronti a scaricarli immediatamente?
“Il ragionamento è già nella domanda. Primo: queste persone agiscono proprio perché vogliono assicurarsi la libertà e, nella loro visione del mondo, il cattivo è quello che ha vinto illegalmente (Lula) e il buono è quello che può garantire loro la libertà. Il secondo fattore importante è la reciprocità e il supporto del gruppo. Il senso di appartenenza (è una dinamica studiata addirittura nel 1895 con la psicologia delle folle) porta le persone a trarre forza dagli altri che la pensano come loro, come accade per gli ultrà nel calcio. Poi c’è il livello di ignoranza, questo indipendentemente da destra e sinistra: maggiore è l’ignoranza e più l’essere umano ha bisogno di riferimenti solidi”.
Ma come è possibile che così tante persone cadano nell’errore di credere a ciò che non è credibile, nemmeno reale?
“Le statistiche ci dicono che nelle zone di maggior povertà culturale è più alta la presenza di credenze fideistiche. Quando non conosci le persone hai bisogno di affidarti a qualcosa, a un pensiero. C’è un bias di conferma: se ci riconosciamo tra simili tendo a fidarmi di più”.
C’è un filo rosso nel meccanismo psicologico che abbiamo visto in pandemia e poi tra gli assalitori di Capitol Hill negli Usa e ora in Brasile?
“A un certo punto c’è una situazione “x” che richiede una presa di posizione e questa presa di posizione richiede uno schieramento. Io scelgo lo schieramento a seconda dei bias di conferma e a seconda di quello che ritengo essere più utile ai miei obiettivi e ai miei interessi. Nel momento in cui sentiamo di appartenere a un gruppo, qualsiasi, è più facile che prendiamo per buone anche le nuove asserzioni o affermazioni di quel gruppo. Perché ci fidiamo”.
Ma i leader, da Trump a Bolsonaro, sono poi stati smentiti dai fatti. Perché credergli ancora?
“Perché se sostengo la mia posizione sostengo anche il fatto che ci sia un complottismo contro la mia posizione. Nel momento in cui sostengo una persona molto forte quando viene smontata devo mantenere la mia posizione altrimenti crollerei con lei. Quindi la sostengo fino alla morte”.
Quindi sono schieramento impossibili da spostare…
“Impossibili”.
Dobbiamo convivere con gli irrazionali?
“È sempre stato così. La storia è piena di queste cose. I grandi leader riescono a manipolare per fare massa. Creano un gruppo oligarchico e poi usano gli altri per fare manovalanza. È un potere psicologico. Saper usare la parola è una competenza irraggiungibile”.
Quindi l’allarme populismo è falso….
“Esattamente”.
E sconfiggere il populismo?
“È un’utopia nella quale credo perché significherebbe elevare il livello di ragionamento”.
C’è da essere pessimisti quindi…
“Ma no… Io tutti i giorni a modo mio nel mio piccolo cerco di educare le persone e farle ragionare. Molti lo fanno con il proprio lavoro. Dobbiamo avere il senso delle proporzioni: noi oggi lottiamo per cose che fra 40 anni saranno possibili”.
E il ruolo dell’informazione?
“La gente legge e vuole leggere tutto ciò che è coerenza narrativa con i loro pensieri. L’informazione è nella bolla, ormai è tutto così. È rarissimo trovare una possibilità di scambio: esiste solo lo spazio di conferma o quello di negazione. Anzi: di completa conferma o di completa negazione. Invece dovremmo essere educati allo spazio intermedio: quello di confronto. A me succede spesso di avere a che fare con pazienti o conoscenti che arrivano da me per chiedermi un consiglio ma hanno una decisione già presa”.