Una Manovra tra polemiche ed errori. La norma che stanzia 450 milioni di euro per i Comuni, approvata senza coperture per errore, ha imposto un nuovo passaggio in commissione Bilancio. Daniela Torto, capogruppo M5S in commissione Bilancio della Camera, come si è mosso il governo secondo lei?
“L’inadeguatezza della legge di Bilancio, in termini di contenuto, ha perfettamente fatto il paio con quella di Governo e maggioranza nella gestione dei lavori parlamentari. Siamo davvero allibiti dall’elevato tasso di dilettantismo mostrato da coloro che, per tutta la campagna elettorale, avevano urlato agli italiani ‘siamo pronti’”.
Dopo aver ridotto da otto a sette mesi il periodo in cui i beneficiari del Reddito di cittadinanza avranno diritto al sussidio ora si stabilisce che non dovrà più essere “congrua” la prima offerta che – rifiutata – fa perdere il diritto al sussidio. A quanto pare rimane il criterio della distanza geografica ma non quello delle competenze. Cosa ne pensa?
“Credo che il riferimento sia alle confuse dichiarazioni fatte ieri dal sottosegretario leghista al Lavoro, Claudio Durigon. Chiariamolo, a scanso di equivoci: così com’è scritto, il pasticciato emendamento Lupi elimina la ‘congruità’ in tutte le sue componenti. Saltano il criterio della remunerazione, quello della distanza chilometrica fra luogo di residenza e sede di lavoro e quello della coerenza tra l’offerta di lavoro e le esperienze e competenze maturate. Se si riceve un’offerta di lavoro, qualunque essa sia, o la si accetta o si perde l’assegno. Cosa abbia in mente di fare il governo non ci è dato sapere, ma visto come hanno gestito la Manovra non c’è da dormire sonni tranquilli…”.
La ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha detto che a gennaio si interverrà comunque con un decreto su quelle che sono le condizioni per gestire le politiche attive. C’è da fidarsi?
“Le do un dato: le 14 Regioni governate dal Centrodestra hanno finora assunto il 25% dei nuovi operatori dei Centri per l’impiego previsti dal Piano di rafforzamento varato nel 2019 dal Conte I. Piano che si sarebbe dovuto concludere entro il 2021. Nel Pnrr ci sono 4,4 miliardi per le politiche attive e due programmi, Gol e Piano nazionale nuove competenze, da attuare. Non servono altre leggi ma che ognuno faccia bene il suo lavoro. Cosa che finora le Regioni non hanno fatto”.
Come sareste intervenuti voi per migliorare la vostra misura bandiera?
“Avevamo proposto di intervenire su 3 fronti: completare quanto prima il richiamato Piano di rafforzamento dei Cpi; aggiornare la scala di equivalenza per famiglie numerose e disabili e rendere compatibile il Rdc con lo svolgimento di lavori stagionali fino a una certa soglia di reddito annuo. Quest’ultima proposta è stata accolta dal governo, che l’ha inserita nella legge di Bilancio pur senza riconoscercene la paternità… Per quanto riguarda il resto, la maggioranza, mossa da una furia ideologica, ha deciso di imboccare la strada sbagliata. Ancor più sbagliata quando, per il prossimo anno, si stimano 700mila poveri in più a causa dell’inflazione”.
La norma salva-calcio vale circa 900 milioni, una cifra pari ai risparmi ottenuti tagliando il Reddito di cittadinanza.
“Tale circostanza conferma la direttrice di questa Manovra, con cui – per fare degli esempi – si aggrediscono i poveri con la cancellazione del Rdc, si favorisce il precariato con i voucher, si fa cassa sui pensionati, non si supera la ‘Fornero’ come più volte sbandierato in campagna elettorale ma anzi si varano misure che penalizzano le donne, come Quota 103 e la ‘nuova’ Opzione donna trasformata in ‘Discriminazione donna’. Di contro, si fanno favori ai ‘soliti noti’. Altro che patrioti”.
Avete detto che è una Manovra che si accanisce sui deboli e favorisce i più forti.
“Mi scusi, ma non vediamo altro modo per definire una Manovra che taglia 900 milioni a più di 600mila percettori fragili di Rdc, mentre per una cifra pressoché identica regala una maxi-rateizzazione fiscale al mondo dello sport, in particolare alle società di serie A di calcio che pagano stipendi plurimilionari ai calciatori. Una Manovra che estende la flat tax del 15% anche agli autonomi con ricavi e compensi fino a 85mila euro, creando sperequazioni non solo con i lavoratori dipendenti ma anche tra gli stessi autonomi, visto che si avvantaggia chi guadagna di più assumendo di meno. Poi la norma sull’aumento del tetto al contante a 5mila euro, con cui i sedicenti sovranisti hanno definitivamente calato la maschera per rivelarsi quelli che in realtà sono: i patrioti del borsone pieno di banconote”.
Quali interventi avreste messo in campo voi?
“Noi avevamo proposto, con tanto di emendamenti, di mettere a disposizione di famiglie e imprese risorse vere: rivalutazione al 200% delle pensioni fino a 2.100 euro lordi al mese e rivalutazione piena per gli assegni superiori; raddoppio del taglio del cuneo fiscale; un fondo per il salario minimo; cancellazione del taglio del Rdc e della norma sull’aumento del tetto al contante; reintroduzione del cashback di Stato. Abbiamo anche proposto un Superbonus energia imprese per incentivare investimenti verdi delle imprese a costo ridottissimo, sfruttando il meccanismo della cessione dei crediti fiscali. E avremmo coperto le nostre proposte con il gettito di un contributo sugli extraprofitti delle aziende farmaceutiche e assicurative e con una razionalizzazione dei Sad, i sussidi ambientalmente dannosi che sottraggono più di 20 miliardi l’anno”.
Alla fine sono passate anche le norme sulle intercettazioni per gli 007.
“Un emendamento che doveva essere dichiarato inammissibile perché non ha niente a che fare con la legge di Bilancio. Il governo è intervenuto in modo improvvisato su una materia di estrema delicatezza come le intercettazioni preventive legate alle attività di intelligence. Siccome la mano destra del governo non sa quello che fa la sinistra, l’ha fatto pochi giorni dopo che la sua stessa maggioranza al Senato aveva promosso un’indagine conoscitiva sul tema”.
Tra dl Aiuti quater e Manovra si è intervenuti sul Superbonus. Soddisfatti?
“Assolutamente no, perché non è stato risolto il problema del blocco dei crediti fiscali alla base del Superbonus. Il Governo non ha voluto valutare le nostre proposte in tal senso, ovvero l’utilizzo in compensazione dei crediti stessi negli F24 dei clienti intermediati dalle banche. Restano quindi a rischio circa 40mila aziende edilizie, davvero uno sfregio per una misura che ha contribuito per il 20% alla crescita del Pil in questi anni e ha generato per il Censis più di 900mila posti di lavoro”.