Domande affilate come un rasoio per mettere alle strette un intervistato e ottenere una verità nascosta. Se questo è quello che vi aspettavate dalla puntata speciale di ieri in cui Bruno Vespa, a Porta a Porta, ha dialogato con Giorgia Meloni, allora facevate bene a cambiare canale. Già perché, al solito, il conduttore si è dimostrato forte con i deboli e debole con i forti. Così quello che doveva essere un dibattito a tratti scomodo, si è trasformato in un monologo preconfezionato.
Sempre lo stesso teatrino
Senza il rischio di venire messa in difficoltà, la premier ha potuto snocciolare la sua verità dipingendo un mondo che, però, sembra esistere soltanto nei suoi pensieri.
Ad aprire le danze, le dichiarazioni sulla bontà del suo Esecutivo che emergerebbero dai dati economici del nostro Paese che “nell’ultimo trimestre è cresciuto più di Germania, Francia e Spagna. Che dimostrano la forza intrinseca di questa nazione a cui spesso è mancato l’ottimismo e un po’ di sano orgoglio”. Una premessa interessante considerando che il suo governo è in carica da appena due mesi e che quindi tali risultati probabilmente dipendono in larga misura dal governo Draghi. Ciò non toglie che la stessa, non si sa bene in base a quale previsione, per la fine legislatura si aspetta di vedere “un’Italia più ottimista e capace di fidarsi delle sue istituzioni”.
Un monologo interrotto saltuariamente da qualche domanda tutt’altro che pungente come quando le viene chiesto se crede nella possibilità di smontare e rimontare il Paese. Qui la Meloni taglia corto: “Se sarò capace ce lo dirà la storia. Sicuramente non ho paura di farlo. (…) L’unica cosa che mi spaventa è deludere”. Un timore che rischia di essersi già concretizzato visti i primi passi del suo Governo nei confronti dei più deboli. Qualcosa di cui evidentemente è ben conscia tanto che una buona parte dell’intervista si è concentrata proprio sul Reddito di cittadinanza con parole destinate a far discutere a lungo.
Lavori “dignitosi ci sono e si trovano” spiega la leader contraddicendo sia il senso comune che i dati Istat. Per lei, incredibile ma vero, il problema non è un mercato del lavoro fermo al palo e in cui al massimo si trovano impieghi con stipendi da fame e nemmeno il fatto che quest’ultimi potevano migliorare se solo avesse fatto approvare il salario minimo, al contrario la colpa è degli italiani che vivono in un mondo dei sogni.
A proposito del “lavoro congruo” ha spiegato che “noi dobbiamo fare quello che possiamo per costruire un mondo perfetto in cui ognuno possa fare il lavoro dei suoi sogni ma se ti rifiuti di fare un lavoro dignitoso, con tutte le garanzie, ma che non è quello dei tuoi sogni non puoi pretendere che ti mantenga lo Stato con i soldi delle tasse pagate da gente che ha accettato di non fare il lavoro dei propri sogni”. Quel che è certo è che intende “riformare completamente” la misura contro la povertà, una frase che dopo quanto detto in precedenza non può che far tremare molti.
Meloni sul Mes non lesina giri di parole
Ma la Meloni, libera di dire ciò che vuole, ne ha per tutti. Così quando affronta il tema del Meccanismo europeo di stabilità riesce a fare un capolavoro d’altri tempi. “Il Mes? Finché conto qualcosa l’Italia non ci accede, lo firmo con il sangue”, ha spiegato la leader. Curioso che si parli di “accedere”, cioè materialmente di utilizzare lo strumento – cosa di cui non si sta discutendo -, e non di semplice “approvazione” della riforma del meccanismo che è il tema del giorno.
Insomma si tratta di un puro e semplice gioco di parole. Sensazione confermata quando ha aggiunto che in ogni caso “la riforma del Mes non è un grande tema e ne discuterà il Parlamento. Se siamo gli unici che non approvano la riforma blocchiamo anche gli altri” ha spiegato la premier sostanzialmente minimizzando l’eventuale approvazione che non appare in dubbio. E sui migranti altro capolavoro.
Qui, dopo un primo fallimentare scontro con l’Ue, dalla Francia erano piovute critiche di ogni sorta sul governo italiano. Attriti evidenti che sono stati a lungo bollati come fake news. Peccato che ieri la Meloni ha confermato tutto ammettendo che “tra Italia e Francia c’è stata una frizione sui migranti. In Francia hanno ricevuto una sola nave ong e si sono arrabbiati. Il problema non sono i profughi. Sono le migliaia di migranti irregolari. Abbiamo ricollocato in Francia e Germania solo 117 migranti su 94 mila”. Per questo è tornata a spiegare che le partenze “vanno fermate. Bisogna difendere i confini esterni dell’Ue”.