Dal lunedì al venerdì, da mezzanotte alle 4 del mattino da quattro anni consecutivi, i Lunatici Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio sono il punto di riferimento dell’Italia che non dorme.
Condurre tutta la notte su Rai Radio2, con un’ampia finestra televisiva, è una responsabilità notevole; come vi preparate a questa maratona e agli inevitabili imprevisti da gestire sul momento?
R.A. “Con molta concentrazione e attenzione. Ad alcuni può sembrare facile, ma fare un programma di quattro ore basato sull’interazione reale e mai preparata con chi ci ascolta è complicato e, per certi versi, rischioso se non sei concentrato al 110%. Leggiamo in tempo reale i twitter, mandiamo in onda i WhatsApp audio, aggiorniamo e moderiamo il gruppo Facebook. Cerchiamo di tenere tutto sotto controllo. Per noi l’ascoltatore è assoluto protagonista. A volte difficile da gestire, ma credo sia il fattore che ci abbia portato a essere il programma radiofonico notturno più ascoltato d’Italia”.
Tra i vari interventi e i “vip” che vi hanno chiamato, qualche ricordo in particolare?
R.A. “Ricordo quando intervistammo Checco Zalone che, mi pare, non parlasse con radio e tv da mesi. La gentilezza indescrivibile di Gigi Proietti. La disponibilità di Eros Ramazzotti, merce rara al giorno d’oggi. L’emozione per Guccini e Verdone. La simpatia di Biagio Antonacci, un vero fuoriclasse. Rimasi stupito quando Carmen Consoli disse in diretta che era una nostra ascoltatrice, come Giorgio Panariello, Eleonora Giorgi e Francesca Neri. In questi anni abbiamo chiacchierato con tantissimi personaggi pazzeschi. Ma il motivo d’orgoglio più grande è parlare con la gente comune. Ricevere centinaia di chiamate ogni notte, dal ragazzo che studia al liceo, alla signora Loris, di 98 anni, che qualche notte fa ci ha eletto a suoi nipoti radiofonici”.
La tendenza imperante in diverse radio è quella di affidare la conduzione a persone che vengono da altri mondi (tv, social); ritieni che l’idea di poter arrivare a trasmettere grazie ai consensi sui social possa dissuadere le nuove generazioni dal fare gavetta nelle emittenti più piccole?
A.DC. “Purtroppo questa tendenza va ormai avanti da anni, dando raramente dei risultati positivi in termini di ascolti. In molti hanno pensato di poter raccogliere i numeri e i consensi dei social e di canalizzarli in radio ma la cosa non è così semplice. Per fare un esempio, io sono un appassionato di videogiochi ma non ascolterei uno streamer in radio. Sono forme di comunicazione diverse che hanno bisogno di tempi, regole e mezzi differenti. Oggi posso ascoltare quello che voglio, quando voglio, dove voglio. La radio, secondo me, deve puntare sulla sorpresa, sulla capacità di stupire l’ascoltatore, di coinvolgerlo e di proporgli contenuti interessanti. Quello che mi dispiace è che questa tendenza a inseguire i personaggi in vista ha portato molti a credere che tutti possano improvvisarsi speaker da un giorno all’altro. Non dobbiamo dimenticarci che i più grandi presentatori della storia della nostra televisione hanno cominciato dalla radio mentre non si può dire sempre lo stesso del contrario”.
Nell’epoca di internet, delle chat, il vostro programma prova l’esistenza di molte persone che hanno ancora voglia di parlare al telefono senza limitarsi a brevi interventi di saluti e dediche. “I Lunatici” è in controtendenza rispetto alla maggior parte delle trasmissioni di contatto con gli ascoltatori. Una scelta coraggiosa con ottimi risultati…
A.DC. “Negli anni abbiamo cercato di capire il nostro pubblico e le sue esigenze. Questo ci ha permesso di creare un rapporto speciale con chi decide di mettersi in gioco. Oggi creiamo delle immagini di noi sui social spesso distanti dalla realtà. L’affanno di apparire, di raccogliere consensi o approvazione sociale si azzera in un contesto come il nostro. Poche sere fa un nuovo ascoltatore ci ha chiamato per confessarci di vivere una relazione extraconiugale con un uomo e di aver bisogno di dirlo a qualcuno, cosa che non aveva fatto neanche con i suoi migliori amici. Da noi non c’è giudizio, non ci sono like, non ci sono maschere. Non ci mettiamo mai su un piedistallo, diamo agli ascoltatori gli stessi consigli che daremmo ai nostri migliori amici e loro fanno lo stesso con noi, senza preoccuparsi di quanti like guadagneranno. Questa sincerità secondo me ci sta ripagando tanto”.