Il sottosegretario Alfredo Mantovano, commentando il via libera del Consiglio dei ministri al nuovo Codice degli appalti – scritto in buona parte dal Consiglio di Stato sulla base della delega votata prima della caduta di Draghi – rilancia il motto del governo pronunciato dalla premier alle Camere: “Non ostacolare coloro che hanno voglia di fare”.
E infatti il nuovo Codice, unito al depotenziamento del reato di abuso d’ufficio preannunciato da Carlo Nordio e alla concessione ai condannati per corruzione e altri reati contro la Pubblica amministrazione dei benefici penitenziari finora negati dalla Spazzacorrotti, si traduce in una sorta di liberi tutti. Il governo inoltre si fa beffa di tutti i rilievi critici che erano stati mossi dall’Anac.
Le perplessità del presidente Giuseppe Busia riguardavano due punti: l’ammorbidimento delle norme sul conflitto di interessi e l’eliminazione dell’elenco delle società in house a cui le amministrazioni danno affidamenti diretti, sul quale Anac esercitava un controllo.
“Le critiche dell’Anac possono essere rivolte al Consiglio di Stato perché il testo è quello”, replica il vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. “L’Autorità che si occupa di anticorruzione – ha aggiunto il ministro – non fa parte di un contesto politico che fa scelte politiche”. E ancora: “Non penso che nel Consiglio di Stato si annidino pericolosi sovversivi che vogliono limitare la capacità di intervento dell’Autorità anticorruzione”.
Le misure nel dettaglio
Nel nuovo Codice ci sono minori vincoli sui subappalti che possono diventare ‘a cascata’, scatta l’obbligo di prevedere adeguamenti se i rincari dei materiali superano il 5% e arriva l’appalto integrato, prima vietato, che consente di attribuire con una stessa gara il progetto e l’esecuzione dei lavori a un unico soggetto.
L’appalto integrato era previsto dalla legge Obiettivo del governo Berlusconi definita “criminogena” dall’ex presidente Anac, Raffaele Cantone. All’ultimo minuto il testo del Consiglio di Stato, che lo limitava agli “appalti di lavori complessi” e ad opere di importo superiore a una soglia da stabilire, è stato modificato eliminando tutti quei paletti. Non sarà applicabile solo alla manutenzione.
L’aggiudicazione avverrà con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, cioè scegliendo quella che ha il miglior rapporto qualità/prezzo. Il testo varato dal Consiglio dei ministri “rischia di alimentare gli appetiti di organizzazioni criminali, corrotti e corruttori, allarga le maglie ed allenta i controlli, anche depotenziando le funzioni dell’Autorità Anticorruzione. Una beffa natalizia”, attacca Libera.
Pioggia di critiche
Secondo l’associazione impegnata nella lotta alle mafie, tra i punti più “vulnerabili”, ci sono appunto la generalizzazione dell’appalto ‘integrato’, che con la progettazione e l’esecuzione dell’opera in capo al medesimo soggetto privato induce a una pericolosa commistione di ruoli e una concentrazione di poteri nelle mani sbagliate, svilendo il ruolo pubblico di programmazione e supervisione; la proroga delle deroghe al Codice fino al 2026; l’innalzamento delle soglie per affidamenti diretti senza gara, più esposti a condizionamenti opachi e pressioni corruttive, da 100.000 a 500.000 euro; il dimezzamento della garanzia da versare da parte dei vincitori della gara (dal 2% si passa all’1%), che indebolisce il potere negoziale degli enti pubblici; il depotenziamento del ruolo di Anac. I sindacati temono l’impatto del subappalto a cascata, che liberalizza di fatto alcuni meccanismi: “una nefandezza”, commenta la Fillea Cgil che teme “infortuni, sfruttamento e infiltrazioni”.