Scusate per il tempo perso con le partite di beneficienza, i calciatori in ginocchio contro le discriminazioni, i milioni di dibattiti sul ruolo educativo dello sport, calcio compreso. E anche tante lacrime per la scomparsa di Mihajlovic. Erano tutte balle.
Mentre cresce lo scandalo delle mazzette del Qatar al Parlamento europeo, il capo di tutto il baraccone del football internazionale, Gianni Infantino, dice candidamente che conta solo lo spettacolo, e pazienza per i diritti umani calpestati dal regime di Doha, i lavoratori morti per costruire gli stadi e la corruzione come metodo per farsi assegnare i Mondiali, o comunque non avere disturbatori. Di questo passo, si farà presto a giustificare i club che si comprano le partite o le piroette finanziarie con cui si spartiscono i soldi società, star del pallone e procuratori.
Una deriva verso la quale siamo avviati da tempo, e che solo la bellezza del gesto agonistico, e l’amore dei tifosi per la maglia, riescono a far passare regolarmente in secondo piano, prima che ad ogni bubbone ne segua un altro, tra calciopoli, doping e impicci finanziari. Così, in questo sistema infrangibile a ogni scossone, il potere ha perso ogni senso della misura, e diventa naturale che Infantino prenoti la presidenza della Fifa a vita, o per venire a casa nostra, le società calcistiche chiedano allo Stato un contributo pari all’intera somma risparmiata col taglio del Reddito di cittadinanza. Domani, perciò, vedremo chi è il migliore tra Messi e Mbappé, ma che questo sia il calcio peggiore lo sappiamo già.