Dopo essersi trincerati dietro la Corte Costituzionale tedesca, sperando in un assist contro il Mes che alla fine non c’è stato, ora le destre italiane provano a prendere altro tempo passando la palla al Parlamento pur di non ratificare la riforma del Meccanismo europeo di stabilità.
L’Italia è l’unico Paese dell’Ue a non aver ratificato la riforma del Mes dopo il via libera della Corte costituzionale tedesca
Una notizia che non è passata inosservata a Christine Lagarde, presidente della Bce, che vedendo come Giorgia Meloni & Co intendano tirarla per le lunghe ha detto di “sperare che l’Italia ratifichi velocemente la riforma del Mes”, trattandosi di una parte integrante del completamento dell’unione bancaria, visto che al momento è l’unico Paese Ue a non aver ratificato la riforma dopo il via libera della Corte costituzionale tedesca.
“Siamo coscienti dell’impegno assunto dall’Italia e che allo stato tutti gli altri aderenti abbiano proceduto alla ratifica ma alla luce dei dati fattuali prima ricordati (le condizionalità da rispettare per ottenere l’assistenza finanziaria del fondo, ndr) emerge con chiarezza la necessità che la decisione di procedere o meno alla ratifica del Trattato sia preceduta da un adeguato e ampio dibattito in Parlamento” sono le parole con cui Giancarlo Giorgetti, rispondendo all’interrogazione di Luigi Marattin di Italia Viva, ha messo in allarme tutta l’Europa.
Peccato che quanto propone di fare il ministro dell’Economia è soltanto il modo con cui il Governo, non sapendo come uscire da quello che è diventato come un vicolo cieco, spera di far passare quanto più tempo possibile scaricando il problema sul Parlamento. A dirlo in modo chiaro e tondo è lo stesso deputato renziano che a la Repubblica spiega: “Non penso sia utile né dignitoso fare melina in questo modo. Il governo e Giorgetti stesso hanno più volte dichiarato che il vero ostacolo era la pronuncia della Corte Costituzionale tedesca e hanno dichiarato di attendere quella decisione, contraddicendo in quel caso il loro spirito sovranista. Ora la decisione è arrivata ed è favorevole. Ecco perché abbiamo chiesto al ministro se intende mantenere l’impegno preso e in pratica ci ha risposto di no”.
Poi non si può dimenticare che il “l’adeguato e ampio dibattito in Parlamento” che per Giorgetti è necessario, in realtà c’è già stato nel 2020, per giunta dopo un anno di feroce dibattito, con tanto di voto a maggioranza in entrambe le Camere.
La decisione di non ratificare il Meccanismo europeo di stabilità pone anche seri problemi politici su cui molti stanno glissando
Ma c’è da dire che la decisione di non ratificare il Mes pone anche seri problemi politici su cui molti stanno glissando. È bene ricordare, infatti, che Giorgia Meloni ha detto in tutte le salse che con lei al potere l’Italia non si sarebbe mai rimangiata la parola data perché non vuole apparire come lo zimbello dell’Occidente. Quanto sia considerata l’Italia nel mondo “è un problema tutto italiano e lo tradisce il nostro dibattito interno” come visto durante “la campagna elettorale quando strumentalmente qualcuno sosteneva che con un governo a guida Meloni l’Italia sarebbe stata isolata nel mondo come se fosse davvero possibile farlo con una nazione fondatrice dell’Ue e della Nato” ha spiegato il premier mercoledì.
“Se davvero si fosse dovuto temere che con un nuovo governo” ci sarebbe stata “una posizione diversa sul conflitto in Ucraina, quel timore avrebbe potuto esistere se avessero vinto altri”. In altre parole per la Meloni la credibilità dell’Italia passa dal continuare a foraggiare il conflitto e non da altre questioni di rilievo nazionale e internazionale.
Ebbene a distanza di 24 ore da queste dichiarazioni, appare evidente che quello che veniva detto da alcuni leader durante la campagna elettorale su un possibile isolamento italiano si sta trasformando in realtà. Questo perché il nostro Paese si sta rimangiando la parola data, di fatto peccando di credibilità, e restando l’unico Stato Ue a non aver ratificato il Mes verrà inevitabilmente marginalizzato e visto come la pecora nera da tutti i nostri alleati.
Che poi bisogna ricordare anche che nella maggioranza le posizioni sul Mes sono sempre state molto diverse. Se Lega e Fratelli d’Italia hanno manifestato la loro contrarietà al Meccanismo di stabilità europeo per strizzare l’occhio al proprio elettorato, non si può dire altrettanto per Forza Italia che è stato tra i più entusiasti sostenitori di questo strumento economico.
Nel corso del dibattito parlamentare di due anni fa gli azzurri hanno battagliato con chiunque mostrasse qualche tentennamento e un anno dopo sono stati proprio i fedelissimi di Silvio Berlusconi a chiedere con insistenza di attivare “subito il Mes” da destinare al salvataggio e potenziamento della Sanità. Ma qualcosa deve essere cambiato visto che ora i forzisti che si sono sempre definiti “la forza moderata”, si sono accodati alle destre sovraniste con una giravolta d’altri tempi.
A certificarla è stato il vice-premier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, secondo cui “sul Mes ci sono delle riserve, delle perplessità, da parte delle forze di maggioranza”, aggiungendo che “la mia forza politica ha espresso la sua riserva sul regolamento del Meccanismo europeo di stabilità, in particolare per quanto riguarda il mancato controllo della guida da parte ad esempio del Parlamento europeo. Per quanto ci riguarda è una riforma poco europeista”.
Comunque la si voglia guardare, sul Mes l’Italia sta facendo una figuraccia. Per questo i parlamentari M5S della Commissione Politiche dell’Ue di Camera e Senato spiegano che “con il via libera della Corte costituzionale tedesca alla ratifica della riforma del Mes è venuta meno l’ultima foglia di fico dietro la quale il governo Meloni nascondeva la sua imbarazzante indecisione.”
Secondo i 5S Elisa Scutellà e Pietro Lorefice “alla presidente Meloni e al ministro Giorgetti, che ieri ha annunciato di voler rimettere la decisione al Parlamento nel disperato tentativo di liberarsi da questa patata bollente, torniamo a chiedere quale sia la posizione di questo governo guidato da chi, quando era all’opposizione, prometteva barricate contro questa ratifica”. “Il governo non ha più alibi: la smetta di nascondersi e abbia il coraggio di dire qual è il suo orientamento” concludono i Cinque Stelle.