Armi all’Ucraina, la soluzione del caro energia e quella per arginare l’invasione di immigrati. Doveva essere un Consiglio europeo decisivo su tutte queste tematiche e, invece, è stato un mezzo flop in cui l’unica vera intesa è arrivata – in modo del tutto scontato – sull’ennesimo invio di aiuti militari a Kiev.
Intesa lontana su Price cap ed energia. Al Consiglio europeo si arriva a un accordo solo sulle armi da inviare a Kiev
Proprio quelli reclamati da Volodymyr Zelensky durante un collegamento video in cui è tornato a chiedere una no fly zone e, per la prima volta, anche la fornitura di gas e di energia. “Abbiamo bisogno di supporto nell’acquisto del volume di gas” per 2 miliardi di metri cubi “da utilizzare per compensare i danni provocati dai russi” e il presidente ucraino chiede anche “sostegno con l’elettricità attraverso forniture dall’Ue.
Proprio come possiamo aiutarvi esportando elettricità quando ripristiniamo la nostra generazione, abbiamo bisogno del vostro aiuto ora per superare questo inverno”. Peccato che gas ed energia siano uno dei nervi scoperti dell’Ue che proprio ieri, nella stessa riunione, da un lato ha convenuto sulla necessità di potenziare il sistema di stoccaggio del gas e dall’altra ha preferito rimandare a lunedì – durante la riunione dei ministri dell’Economia dell’Ue – la trattazione del price cap che, secondo i desideri dei Paesi meridionali, dovrebbe mitigare il caro bollette.
Ma difficilmente le cose andranno come spera l’Italia visto che la proposta di un prezzo massimo a 160 euro ritenuta irrealistica dagli Stati nord europei, come rivelato dal premier olandese Mark Rutte, che spingono per fissare il tetto a 220 euro. Un accordo, secondo quanto trapela, dovrebbe assestarsi sui 200 euro circa.
Nulla di fatto, malgrado le rassicurazioni dei giorni scorsi di Ursula von der Leyen, anche in fatto di immigrazione, argomento che verrà rimandato a un futuro consiglio straordinario. E un altro flop c’è stato anche nella discussione sull’Inflation reduction act (Ira) degli Usa, norma che penalizza le aziende Ue, e sulla possibile risposta europea.
Così a parte l’invio di armi all’Ucraina, il consiglio europeo alla fine ha portato a casa poco e niente. Tra le poche cose su cui è stato trovato l’accordo, forse nel disperato tentativo di far apparire il vertice meno inconcludente di quanto non sia stato, è sul via libera alla concessione dello status di Paese candidato Ue alla Bosnia Erzegovina.