Il Parlamento europeo ha approvato la destituzione dalla carica di vicepresidente della stessa camera dell’eurodeputata greca, Eva Kaili, coinvolta nello scandalo delle tangenti pagate dal Qatar per influenzare la politica comunitaria.
Il Parlamento europeo ha approvato oggi la destituzione dalla carica di vicepresidente dell’eurodeputata greca, Eva Kaili
La plenaria di Strasburgo del Parlamento Ue ha approvato a larghissima maggioranza – con 625 sì, 1 no e 2 astensioni – la proposta della conferenza dei presidenti di revocare l’incarico di vicepresidente a Kaili. Per l’approvazione era necessario il voto favorevole di almeno i due terzi dell’aula.
Il voto si è svolto per appello nominale sotto richiesta dei gruppi S&d, The Left e Id, fanno sapere dagli uffici del Parlamento europeo. All’analisi dei voti risulta che a votare contro sia stato Mislav Kolakušic, croato dei non iscritti. Si sono invece astenuti l’olandese di Ecr, Dorien Rookmaker, e il tedesco di Id, Joachim Kuhs.
Metsola: “Continueremo a cooperare pienamente con le autorità”
“Questa decisione ha effetto immediato. Continueremo a cooperare pienamente con le autorità di contrasto e giudiziarie nazionali competenti” ha scritto su Twitter la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola.
Il Qatargate si allarga ancora. Tremano le istituzioni europee
Il Qatargate è una vicenda che rischia di trasformarsi in uno tsunami per le istituzioni europee visto che, oltre ai quattro nomi già interessati dall’inchiesta dei magistrati belgi se ne potrebbero aggiungere almeno altri tre. Insomma una brutta storia che è ben lungi dall’essere conclusa e per la quale ieri la stessa presidente dell’Europarlamento Metsola, durante la Plenaria del Pe, ha preannunciato il pugno duro: “Non è esagerato dire che gli ultimi giorni siano stati i più lunghi della mia carriera. Sono infuriata, dispiaciuta, e questi sono i sentimenti che accompagnano la mia determinazione a rafforzare quest’istituzione. L’europarlamento è sotto attacco, la democrazia europea è sotto attacco”.
Del resto è comprensibile che la presidente sia particolarmente scossa visto che tra i quattro fermati spiccano i nomi dell’ex eurodeputato Antonio Panzeri e, soprattutto, quello dell’ormai ex vicepresidente del Europarlamento Eva Kaili che risulta legata a Francesco Giorgi, ossia l’ex assistente parlamentare di Panzeri, anche lui arrestato.
L’inchiesta della Procura federale belga sarebbe soltanto agli inizi
Una vicenda dolorosa che richiede interventi rapidi tanto che la Metsola ha anche aggiunto che “la relazione sulla liberalizzazione dei visti con Qatar e Kuwait viene rinviata in Commissione”. Mentre dalla Procura federale belga le informazioni vengono centellinate, alcuni spifferi piuttosto insistenti dicono che l’inchiesta è soltanto agli inizi e che potrebbe presto arrivare a coinvolgere altri tre europarlamentari.
Gli investigatori hanno perquisito anche le abitazioni dei familiari dell’ex europarlamentare del Pd Panzeri
Che questo potrebbe essere l’andazzo è piuttosto evidente dal fatto che continuano gli accertamenti da parte degli investigatori che ieri sono tornati a bussare alla porta dell’abitazione della famiglia Panzeri a Calusco d’Adda, in provincia di Bergamo dove hanno trovato altri 17mila euro in contanti. Si tratta della casa in cui si trovano agli arresti domiciliari sia la moglie dell’ex europarlamentare, Maria Dolores Colleoni, che la figlia Silvia entrambe destinatarie di un mandato di arresto europeo.
Perquisizioni che avrebbero interessato anche altre abitazioni a Milano e in provincia riconducibili a Panzeri e ai suoi familiari dove, da quanto si apprende, sono stati sequestrati supporti informatici, documenti e altro materiale utile per le indagini. Ma la situazione più problematica sembra essere quella relativa alla Kaili che ieri è stata espulsa dal gruppo S&D (i socialisti Ue, ndr) e destituita dal Parlamento europeo.
Alla Kaili sono stati sequestrati circa 750 mila euro in contanti
Ma i guai per l’ormai ex vicepresidente dell’Europarlamento non finiscono qui. Contro la Kaili, ieri espulsa anche dal Pasok (il Movimento socialista panellenico, ndr), a cui gli investigatori – secondo i media belgi – hanno già sequestrato una cifra di circa 750 mila euro in contanti, si è mossa anche la giustizia ellenica che ha congelato tutti i beni. Stando a quanto sostiene il quotidiano belga Le Soir, il provvedimento con cui è stato disposto il blocco dei beni riguarderebbe “conti bancari, casseforti, aziende e qualsiasi altro bene finanziario”, inclusi anche quelli legati ai genitori di Kaili.
Quel che è certo è che si tratta di un caso che continua e continuerà a far discutere. Questo perché i personaggi coinvolti sono di primo piano e perché i magistrati non escludono che l’inchiesta possa ulteriormente allargarsi. Un sospetto più che legittimo visto che gli investigatori in queste ore stanno scandagliando tutti gli assistenti parlamentari che in passato hanno lavorato con Panzeri e che ora lavorano ancora a Strasburgo presso gli uffici di altri eurodeputati. Persone fidate con cui l’ex europarlamentare potrebbe aver mantenuto relazioni anche in questi ultimi anni. Proprio per questo ieri sera gli agenti sono entrati nell’Europarlamento e hanno perquisito alcuni uffici.