Sembra proprio che le parole del ministro Carlo Nordio sull’uso strumentale delle intercettazioni non siano andate giù ai suoi ex colleghi. “Ho trovato le parole del ministro dure e ingenerose. A noi non piace intercettare la gente, violare la privacy e la riservatezza delle persone” ha tuonato il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia.
“Sulle intercettazioni il ministro parla dimenticando che nel 2017 è intervenuta una legge che ha riscritto la disciplina processuale delle intercettazioni al solo fine di evitare le divulgazione indebita in danno della riservatezza” aggiunge il vertice dell’Anm a Sky Tg24. “Siamo tutti d’accordo che non devono essere divulgate (le intercettazioni, ndr) ma bisogna contestualizzare accuse così gravi” perché è vero che “sono successi episodi nel passato” ma “a quegli episodi ha già risposto il legislatore. Il ministro deve dire se ha risposto bene o male”.
Per Santalucia è bene chiarire che “nessuno vuole fondare la democrazia sulle intercettazioni, ma nei contesti di omertà, e noi abbiamo la criminalità organizzata ma anche la corruzione, come si fa a ricercare la prova? Non c’è una enfatizzazione delle intercettazioni. Non vorrei che le parole del ministro sviliscano lo strumento investigativo, che senza essere idolatrato resta indispensabile”.
Un punto di vista che è pienamente appoggiato dal Movimento 5 stelle con la capogruppo M5S in commissione Giustizia alla Camera, Valentina D’Orso, che ieri ha parlato di quanto sia “inquietante la paventata stretta sulle intercettazioni, che fa seguito al taglio dei fondi già previsto in Legge di Bilancio”.
Il dietrofront
Travolto dalle polemiche dei suoi stessi ex colleghi, nel pomeriggio il ministro Nordio ha provato a spiegarsi dicendo sostanzialmente di essere stato frainteso. “Non è vero che ho accusato i pubblici ministeri di aver diffuso le Intercettazioni” ma “c’è stato un difetto di vigilanza” e ciò ha finito per danneggiare “persone che non c’entrano nulla con le indagini” ha dichiarato Nordio.
“Il vulnus non ha colpito solo politici e amministratori, ma anche magistrati”, ha ricordato il guardasigilli Nordio citando anche Loris D’Ambrosio, deceduto “forse perché coinvolto in questa porcheria di diffusione arbitraria”. Un episodio per il quale si dice pronto a battersi affinché non ricapiti mai più.