Si chiama Marco Pannone il ragazzo italiano di 25 anni brutalmente pestato sul retro di un pub a Londra. Il giovane è attualmente ricoverato in coma nel reparto di terapia intensiva del King’s College Hospital.
Ragazzo italiano brutalmente pestato sul retro di un pub a Londra: è in coma
Marco Pannone è stato massacrato con pugni e calci per poi essere abbandonato a terra, sul retro di un pub di Londra. Il pestaggio si è consumato nella notte tra venerdì 2 e sabato 3 dicembre a Brixton, un quartiere situato nella zona sud ovest della capitale del Regno Unito. Non sono ancora note le circostanze in cui è avvenuta la rissa e gli investigatori stanno indagando al fine di scoprire dinamica e movente dell’accaduto.
In attesa di fare chiarezza, Pannone è stato ricoverato nel reparto di terapia intensiva del King’s College Hospital in coma. Dopo il suo arrivo in ospedale, il 25enne italiano – che, come riportato dal quotidiano Leggo, è originario di Fondi, in provincia di Latina – è stato operato d’urgenza alla calotta cranica nel tentativo di rendere possibile un salvataggio in extremis del paziente.
L’appello disperato della famiglia: “Non ci fanno sapere nulla”
Quanto accaduto al ragazzo, che vive nel Regno Unito da sei anni, è stato comunicato alla sua famiglia da un amico del 25enne con un messaggio su Facebook. Il primo a raggiungere Londra è stato uno zio di Marco che svolge la professione di chef nella Capitale.
“Appena atterrato sono andato in ospedale”, –ha spiegato a Leggo. “Una dottoressa gentile mi ha spiegato che le condizioni di Marco sono molto gravi. Che è arrivato in condizioni disperate e hanno dovuto asportare una parte di calotta cranica per cercare di ridurre la pressione e salvargli la vita”.
Zio e genitori del ragazzo, arrivati lunedì 5 dicembre a Londra, tuttavia, non sono più riusciti ad avere informazioni. “Al consolato non sapevano nulla li ho informati io e l’agente che si occupa del caso è andato in ferie, mi ha lasciato la mail di un collega e il numero di registrazione del crimine. Perché nessuno ci aiuta? Siamo stati completamente abbandonati anche dalle istituzioni italiane. Abbiamo chiesto aiuto al consolato, anche un interprete perché non parliamo la lingua. Hanno preso i nostri dati e poi mi hanno mandato una mail dicendo che non avevano personale disponibile e quindi di rivolgerci alla polizia inglese”, ha denunciato la famiglia di Marco.