Sono quattromila i cassaintegrati di Alitalia: quattromila persone ignorate da Ita Airways che, nel frattempo, ha annunciato di essere pronta a procedere con 1200 nuove assunzioni per il personale di bordo nel 2023.
Ita Airways annuncia 1200 nuove assunzioni per personale di bordo nel 2023
Il futuro di Ita Airways è avvolto nell’incertezza. Qualcuno comprerà la società? Oppure la compagnia aerea controllata dal Ministero del Tesoro è inevitabilmente condannata a fallire? Mentre i dubbi si accrescono con il passare dei giorni, Ita ha annunciato a sorpresa di essere pronta ad aumentare flotta e personale.
La conversione di Alitalia in Ita ha provocato un forte ridimensionamento in materia di mezzi e assunzioni: degli oltre 10 mila dipendenti della società originaria, infatti, ne sono stati confermati soltanto 2.500. Eppure, la neonata Ita Airways ha deciso di procedere all’assunzione di 1.200 persone per il 2023 in virtù dell’ampliamento della flotta che verrà incrementata con 39 nuovi aerei nei prossimi mesi. A quanto si apprende, però, il personale non verrà individuato tra i 4 mila dipendenti di Alitalia finiti in cassa integrazione.
Ma i 4 mila cassaintegrati di Alitalia restano nel dimenticatoio
Il piano di reclutamento, sviluppato in collaborazione con la società Cving del gruppo Umana, partirà a metà dicembre. Mercoledì 14, infatti, si terranno i colloqui di selezione a Roma mentre venerdì sedici i colloqui si sposteranno a Milano. Le posizioni ricercate sono assistenti di volo certificati, piloti e aspiranti assistenti di volo.
Se i cassaintegrati di Alitalia restano nel dimenticatoio e Ita sogna di espandersi, la nuova compagnia aerea continua ad accumulare perdite pari a circa 1,5 milioni di euro al giorno. La speranza è che un possibile acquirente si materializzi e salvi la società. Il Governo Draghi era riuscito ad accordarsi per una preferenza alla cordata del fondo americano Certares con le compagnie Delta e Air France. Ma il trio ha poi fatto retromarcia, abbandonando il tavolo delle trattative. Il nodo da sciogliere spetta ora al Governo Meloni che, tuttavia, non ha ancora trovato nessuna soluzione concreta.