Esplosioni in due aeroporti russi: i droni colpiscono i siti di Ryazan e Saratov. Mosca si scaglia contro Kiev. Intanto, il Cremlino boccia il price cap al petrolio annunciato dai Paesi dell’Unione europea.
Esplosioni in due aeroporti russi causate dai droni: tre morti e due bombardieri danneggiati
Due esplosioni si sono verificate presso gli aeroporti militari russi di Ryazan e di Saratov. Il bilancio provvisorio degli attacchi è di tre morti accertate e sei feriti. Al momento, l’ipotesi più accreditata è che si tratti di raid ucraini compiuti con droni kamikaze al fine di neutralizzare un imminente attacco di Mosca contro l’Ucraina.
I tre morti e i sei feriti sono stati individuati a seguito dell’assalto all’aeroporto militare di Ryazan, situato a circa 200 chilometri a sud est di Mosca, come riportato dalle agenzie di stampa Ria Novosti e Tass. Presso la struttura, si trova il centro di addestramento per l’aviazione a lungo raggio e gli aerei cisterna.
La seconda esplosione si è consumata nell’aeroporto di Engels, nei pressi di Saratov, città dalla quale partono i bombardieri strategici impiegati per i raid contro l’Ucraina. Qui, secondo fonti russe, le forze armate ucraine hanno danneggiato due bombardieri strategici Tu-95 con un drone.
In merito agli assalti agli aeroporti russi, fonti ucraine non ufficiali imputano la paternità degli eventi a Kiev mentre Ukrainska Pravda ha asserito che le esplosioni siano state causate da un camion carburante improvvisamente saltato in aria. Intanto, il Governo ucraino non ha né confermato né smentito il suo coinvolgimento.
Il Cremlino insorge contro il price cap sul petrolio
Intanto, mentre Mosca si scaglia contro Kiev per gli attacchi agli aeroporti, il Cremlino ha respinto le misure dell’Ue sul price cap al petrolio russo. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, citato dalla Tass, ha dichiarato che misure come il price cap sul petrolio “non influenzeranno” il futuro dell’operazione militare varata contro l’Ucraina.
Allo stesso modo, anche il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev ha commentato su Telegram la decisione dei Paesi dell’Ue di introdurre un tetto al prezzo del petrolio russo, affermando che l’iniziativa si limiterà a ridurre la disponibilità del bene e provocherà un aumento dei prezzi del greggio. “È semplicemente incredibile come all’umanità piaccia calpestare costantemente lo stesso rastrello, cercando di regolare i prezzi per compiacere la situazione politica. Questi tentativi finiscono sempre con la scomparsa del prodotto o con l’aumento dei suoi prezzi”, ha scritto. “La decisione di imporre un massimale di 60 dollari al barile per il petrolio russo non porterà nulla di buono per il consumatore, questo è certo. Quindi lasciate che facciano scorta di grappa, trapunte e scaldabagni. Andiamo avanti, l’inverno è appena iniziato”, ha concluso.