Il Parlamento ha votato le mozioni relative alla guerra in Ucraina. Prima di farlo il Governo ha espresso parere favorevole per quella del Centrodestra che propone invio di armi per tutto il 2023 mentre si è rimesso al volere dell’Aula per quella di Pd e per quella del Terzo polo che evidentemente reputa innocue. L’unico parere negativo è arrivato per quella di M5S che chiede lo stop all’invio di altre armi. Professore Marco De Angelis, docente all’Università di Lüneburg, ci può spiegare che cosa significa tutto ciò?
“Significa che siamo in guerra e di conseguenza i partiti filogovernativi e filo atlantici, quindi sudditi di Washington, che sostengono quindi l’opportunità della guerra, appoggiano anche l’invio delle armi; i partiti, invece, che non sono sudditi di Washington, ma preferiscono muoversi in accordo con una volontà popolare che cresce ormai quotidianamente e non vuole in alcun caso la guerra, appoggiano la pace, e quindi non possono che essere contro tale invio”.
Dopo il voto delle mozioni, Conte ha tuonato contro un “governo politico” che “ha scelto la linea guerrafondaia ma che si sottrae al confronto in Parlamento”. Lei è d’accordo con il leader M5S?
“Certo che sono d’accordo, ma la maggioranza del Parlamento purtroppo è per l’invio delle armi. Alla fine non credo che il risultato cambi. Ovvio, però, che sia necessario argomentare pro o contro l’invio, e il luogo deputato a tale discussione è il parlamento”.
Intanto Ursula von der Leyen getta altra benzina sul fuoco e annuncia l’istituzione di un tribunale speciale che tratterà i crimini di guerra commessi dai russi. Fermo restando le responsabilità dell’invasione, le sembra normale che vengano giudicate soltanto le atrocità commesse da una delle due parti in causa?
“Guardi che anche sulle responsabilità dell’invasione non sarei per nulla d’accordo. C’era nell’Ucraina orientale un popolo russo fuori della madrepatria che era martoriato, umiliato, ucciso da forze ucraine e giustamente chiedeva l’intervento della madrepatria. Se la Nato non avesse spinto il governo ucraino a martoriare la popolazione del Donbass per provocare l’intervento di Putin, non avremmo avuto alcuna guerra. È stato l’ormai famoso ‘abbaiare’ di cui ha parlato Papa Francesco la vera causa della guerra, non certo un volere imperialista di Putin, il quale avrebbe fatto molto volentieri a meno di mettersi in questa sporca storia. Lo hanno costretto e lui ha fatto quel che era suo dovere fare perché si sente (a torto o a ragione non è possibile rispondere qui) presidente di tutti i russi, non solo di quelli che vivono in Russia. La causa della guerra va tutta sul groppone degli Usa, i quali, ben sapendo ciò, hanno spinto l’Ucraina a martoriare la popolazione russa del Donbass. Tutto studiato a tavolino dagli strateghi del Pentagono da molti anni, come oggi sappiamo grazie a diverse testimonianze interne. Bene ha fatto, quindi, Putin a intervenire in difesa della popolazione russa del Donbass. Questa è una verità scomoda che nessuno osa dire, perché hanno tutti ormai paura di essere isolati dalla propaganda di guerra del regime filoatlantico che sta restringendo la nostra libertà di pensiero, umiliando la nostra cultura millenaria e distruggendo la nostra economia. Per quanto riguarda la von der Leyen, il suo comportamento è una vergogna per l’Europa, i cui fondamenti furono gettati in Italia a Ventotene. Il Manifesto di Ventotene si fonda su due principi, il nazionalismo e l’antimilitarismo, entrambi, ma soprattutto il secondo, calpestati quotidianamente dalla von der Leyen e dalle altre alte cariche dell’UE. Se solo noi Italiani sentissimo l’Europa come un prodotto della nostra cultura filosofica pacifista, oltre che della nostra terra, dovremmo reagire verso questa donna e il suo gruppo di potere che stanno calpestando con i piedi tale nostro grandissimo risultato storico. L’Unificazione europea è un’idea tutta italiana, di cui purtroppo non ne siamo più coscienti e la lasciamo quindi calpestare da persone di altre culture, alle quali spesso manca la nostra grande tradizione filosofica pacifista. Naturalmente l’Europa, che, ripeto, è un prodotto italiano e non solo fa parte del made in Italy, ma ne è l’espressione più alta, è ben altro da quel che vorrebbero la von der Leyen e i suoi capi a Washington. L’Europa risorgerà più forte di prima e ridiventerà quel che essa idealmente è, ossia un continente votato alla pace, non alla guerra. Quello presente è da considerare un periodo buio sia per l’Europa sia per l’Italia e così sarà riportato in futuro nei libri di storia, quando gli storici, in assenza di propaganda, potranno giudicare gli avvenimenti in tutta libertà e indipendenza e perverranno alle stesse conclusioni cui stanno pervenendo oggi tutti gli intellettuali liberi e indipendenti (non solo in Italia, ovviamente). Infine, per quanto riguarda le atrocità, la guerra è questo, nessuno vuole morire e per non morire deve uccidere. Le guerre non andrebbero mai iniziate, una guerra senza atrocità non esiste e le atrocità non sono mai da una parte sola, ma questo lo sa, purtroppo, anche un bambino”.
Dopo nove mesi di conflitto, lei vede qualche prospettiva di pace oppure teme che la guerra sarà ancora lunga?
“Dipende dagli intellettuali. La maggior parte di questi ha capito tutto, ma non ha il coraggio di esporsi in un movimento di pensiero, ognuno lo fa nel proprio ambito ristretto, e così fa l’eroe, ma non perviene ad alcun risultato oggettivo. Personalmente mi sto impegnando in questo senso, per il momento però non ho ricevuto risposte positive. Se non si crea un movimento d’intellettuali capace poi di convogliare nella giusta direzione la volontà popolare, le forze del male, guidate da Washington, porteranno la guerra per le lunghe, come del resto esse stesse affermano ormai apertamente e senza alcun pudore. Se in tutti questo non scoppierà un confronto nucleare, anche se solo per un incidente, potremo ritenerci fortunati. Basare però la propria sopravvivenza soltanto sulla fortuna, non è che sia proprio il massimo”.
Intanto gli Usa continuano a provocare la Cina sulla questione di Taiwan mentre Biden sta pressando i leader europei affinché prendano parte a questa guerra commerciale contro Xi Jinping. Qual è l’interesse della Casa Bianca in questa delicata partita?
“Come Washington è la vera causa della guerra in Ucraina, così lo sarà quando prima o poi scoppierà la guerra per Taiwan. Gli strateghi del Pentagono stanno solo aspettando il momento opportuno, è tutto sicuramente programmato, come da tempo era programmata la guerra alla Russia tramite l’Ucraina. Dobbiamo svegliarci dal sonno e capire che Washington preferisce distruggere il mondo piuttosto che non comandarlo. Dobbiamo stare molto attenti. Stiamo giocando con il fuoco e l’incendio non partirà né da Mosca né da Pechino”.
Crede che l’Unione europea si farà trascinare anche in questo conflitto per procura, seppur solo commerciale, contro la Cina?
“Temo di sì, se non ha protestato per la distruzione del Nord Stream, sicuramente da parte di Stati membri della Nato e quindi con l’avallo, se non addirittura con la partecipazione diretta, di Washington. Questo sabotaggio è stato giustamente definito di recente come ‘una vera e propria dichiarazione di guerra alla Germania’ (Oskar Lafontaine in un articolo del 27 novembre scorso). Se non vi è reazione, nonostante le autorità tedesche e europee ovviamente sappiano, significa che l’Ue (come anche la Germania e gli altri Stati che contano) sono completamente nelle mani degli Usa. La von der Leyen aveva dichiarato nell’immediato che i colpevoli sarebbero stati puniti con la massima durezza; bene, se ci fa caso, non ne parla proprio più e sa perché? Perché ormai si sa che i colpevoli sono stati gli amici. L’unica vera domanda che ci dobbiamo tristemente porre è la seguente: per quale motivo siamo talmente schiavi di Washington da farci umiliare a tal punto? Questa è l’unica questione veramente ancora da chiarire, essendo stato il resto ormai ampiamente studiato e compreso. Se Lei me la ponesse, al momento purtroppo non saprei darle una risposta. È sicuramente in questa direzione che occorre fare oggi ricerca, ossia occorre capire come sia potuto accadere che un continente votatosi, sembrava definitivamente, alla pace, sia potuto ricadere oggi per sudditanza verso gli Usa nella guerra. Questo è il cuore della riflessione filosofico-politica oggi”.
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