Ufficialmente volerà a Washington per discutere della situazione internazionale e dell’Ucraina, ma dietro la trasferta improvvisa di Emmanuel Macron ci sarebbe ben altro. Certo nessuno lo dice ma la realtà è che il viaggio del presidente francese per incontrare Joe Biden, per giunta in un momento per lui difficile viste le notizie sull’indagine parigina che lo riguarda, è principalmente legato a questioni di natura economica come spiega il quotidiano Les Echos.
Macron vola da Biden per cercare di attenuate l’impatto del protezionismo industriale statunitense
Per il giornale economico francese l’inquilino dell’Eliseo “cercherà di attenuate l’impatto del protezionismo industriale statunitense” che rischia di mettere in ginocchio l’industria europea a causa delle nuove regolamentazioni statunitensi introdotte con l’Inflation reduction act (Ira, ndr) approvato a luglio scorso.
Misure draconiane che Macron, con lungimiranza, ha capito prima di tutti e che lo hanno convinto a darsi una smossa personalmente per cercare di ottenere un trattamento di favore per le aziende francesi. Del resto il tempo stringe perché la deadline è prevista per il 5 dicembre quando si riunirà “la task force euro-statunitense sull’Ira del 5 dicembre”, scrive il quotidiano economico francese.
Che il Capo di Stato francese si sia mosso appare quindi un atto normale nonché doveroso. Meno comprensibile, semmai, è il fatto che sia stato l’unico leader europeo a farlo. E non si può neanche pensare che Macron stia pensando al bene dell’Unione europea e che quindi possa trattare a nome di tutti i Paesi membri perché è chiaro che curerà quasi esclusivamente i propri interessi.
L’Inflation Act danneggia l’Europa. Ma per il M5S il premier Meloni sembra non aver ben compreso i rischi di cosa sta per succedere
Come non si può sperare che la Francia possa spendere una buona parola per l’Italia in un periodo storico in cui i governi dei due Paesi sembrano provare ben poca simpatia reciproca. Proprio per questo Tiziana Beghin, capodelegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, a La Notizia ha spiegato come la situazione sia grave e che il governo guidato da Giorgia Meloni sembra non aver ben compreso i rischi di cosa sta per succedere.
“L’Inflation reduction act di Joe Biden non solo rischia di alimentare una nuova crisi commerciale fra Unione europea e Stati Uniti, ma ancor peggio rischia di minare la competitività della nostra economia” spiega la pentastellata. Il nodo del discorso è che “il piano da quasi 400 miliardi di dollari di sussidi per trasporti, energia rinnovabile e auto elettriche” varato dall’amministrazione Biden “rappresenta una vera e propria concorrenza sleale verso le imprese europee che non potranno usufruire di pari condizioni rispetto a quelle americane”.
Una situazione davvero inverosimile, per non dire grottesca, visto che Stati Uniti e Unione europea sono alleati e non dovrebbero di certo pestarsi i piedi a vicenda. Tanto più quando la crisi economica figlia della guerra in Ucraina che sembra piacere tanto all’amministrazione Biden prosegue senza sosta e mentre la Casa Bianca chiede di schierarci al suo fianco con decisione nella guerra commerciale contro la Cina, è letteralmente assurdo pensare di devastare ulteriormente l’economia europea.
Ma il tempo stringe e la Beghin spiega che proprio per questo “giovedì parteciperò a Washington alla 85ma riunione interparlamentare Ue-Usa per il dialogo legislativo transatlantico e solleverò questo problema in difesa del sistema produttivo italiano ed europeo”. Un’emergenza per la quale “anche il presidente francese Macron è preoccupato” a causa “di queste misure protezionistiche e sarà negli Stati Uniti per una visita di tre giorni (iniziata ieri sera, ndr)”, insiste la Beghin spiegando anche che tutto ciò avviene mentre “Giorgia Meloni ignora totalmente il tema al punto da non averlo neppure sfiorato durante l’ultimo incontro con Biden a Bali a margine del G20”.
Una situazione che non deve essere ignorata visto che “le imprese europee pagano già il prezzo dell’energia fino a sette volte in più dei loro diretti competitori americani e asiatici, e non è alzando il limite dei pagamenti elettronici che inverti la rotta e le sostieni” conclude la capodelegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo spiegando che “l’incapacità di Giorgia Meloni, certificata da una manovra di bilancio deludente e senza investimenti, è un danno per le nostre imprese e per la nostra Italia”.
Proprio quelle aziende che il Presidente del Consiglio, un giorno si e uno no, dice di voler tutelare davanti a tutto e tutti. Un concetto ribadito anche due giorni fa davanti alla platea di Confindustria Veneto Est, occasione in cui, forse per strappare un facile applauso, parlando di burocrazia e impedimenti ha anche aggiunto il punto di vista del suo Governo così sintetizzato: “Non intendo disturbare chi produce”.