A spaccare il Governo Meloni in Unione europea ci pensa il voto per i fondi all’Ungheria. Ancora una volta, l’esecutivo di Centrodestra ha avuto l’occasione di mostrare le mille anime che lo percorrono e le divisioni interne che minacciano di far crollare prima del tempo la nuova legislatura scaturita dalle urne lo scorso 25 settembre.
Il voto per i fondi all’Ungheria spacca il Governo Meloni in Ue
Fondi all’Ungheria, sì. Fondi all’Ungheria, no. Il Governo Meloni si è diviso in due mostrando a livello internazionale la prima rottura interna ufficiale. Il fattaccio si è consumato nella serata di giovedì 24 novembre a Strasburgo, quando il Parlamento europeo ha dovuto votare la risoluzione per chiedere alla Commissione Ue di confermare la linea della fermezza con il Governo di Budapest, rimarcando l’intenso legame tra lo Stato di diritto e l’erogazione dei fondi europei.
L’Europarlamento ha approvato la risoluzione con 416 voti a favore, 124 contrari e 33 astenuti. In particolare, il testo ha ricevuto voto contrario da parte di Fratelli d’Italia e Lega ma ha ottenuto il benestare di Forza Italia. Gli esponenti forzisti dell’Europarlamento, infatti, hanno deciso di agire continuando ad allinearsi con il Partito Popolare Europeo ossia l’ex casa politica della formazione del premier ungherese Viktor Orban.
FdI e Lega sono contrari ma Forza Italia sostiene il vincolo dello Stato di diritto
Se il 75% dei fondi di coesione stanziati dall’Ue e destinati all’Ungheria resta quindi congelato, il Governo italiano guidato da Giorgia Meloni ricomincia a litigare, esasperando le divisioni tra i forzisti che si dipingono come “liberali convinti” e i membri di Lega e FdI che continuano a essere legati a doppia mandata all’esecutivo di Budapest che promuove l’ossimorica “democrazia illiberale” più volte citata da Orban.
“Il nostro voto non c’entra niente con la vicinanza ai modelli illiberali”, ha affermato arrampicandosi sugli specchi la delegazione di FdI a Strasburgo. Il voto, tuttavia, non è passato inosservato e la vicepresidente del Parlamento Ue ed esponente del Partito Democratico, Pina Picierno, ha subito tuonato: “Meloni e Salvini sono fuori dall’asse europeista”.
In FI, tuttavia, è stata scovata una pecora nera. Massimiliano Salini, infatti, è stato l’unico forzista a votare in dissenso con la sua delegazione, esprimendosi a favore della risoluzione. Divisioni, dunque, non solo tra i partiti della coalizione ma anche all’interno dei partiti stessi…