L’ombra della ‘ndrangheta continua a estendersi su Milano: il maxi blitz delle forze dell’ordine contro il clan Bandiera ha smantellato la “Locale” di Rho e ha portato a 49 arresti.
A Rho maxi blitz contro il clan Bandiera: 49 gli arresti
La maxi operazione della Polizia, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano, ha portato all’arresto di 49 persone affiliate alla ‘ndrangheta. Il blitz ha decapitato la “Locale di Rho” ossia la cosca di ‘ndrangheta che si era recentemente ricostituita.
Le misure cautelari firmate dal gip Stefania Donadeo su richiesta del pm Alessandra Cerreti della Dda e che sono state eseguite dalle forze dell’ordine sono collegate, a vario titolo, ai reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, violenza privata, estorsione, incendio, minacce, detenzione e porto illegale di armi aggravati dal metodo e dalla finalità mafiosa. Inoltre, alle persone sotto inchiesta è contestata anche l’intestazione fittizia di beni.
Con il procedere delle indagini svolte dalla Squadra Mobile, è emersa la ricostituzione di una struttura territoriale tipica della ‘ndrangheta ossia la “Locale” di Rho. La struttura era già stata al centro dell’indagine “Infinito” della Dda di Milano oltre un decennio fa, nel 2010.
La “Locale” di Rho e la malavita a Milano
Sul maxi blitz contro il clan Bandiera, è intervento il prefetto Francesco Messina, Direttore centrale Anticrimine della Polizia. “L’operazione eseguita oggi testimonia che l’agire mafioso della ‘ndrangheta in Nord Italia ha assunto da tempo caratteristiche assolutamente sovrapponibili a quelle che ne caratterizzano l’azione nei territori in cui il fenomeno è endemico”, ha spiegato.
“La narrazione, talvolta sostenuta, di una ‘ndrangheta evolutasi al punto da abbandonare l’aspetto militare in favore di strategie criminali più sofisticate non è del tutto precisa”, ha aggiunto Messina. A Milano la Polizia di Stato e la magistratura continuano ad affrontare la minaccia mafiosa ben consapevoli che il contrasto dell’ala militare della ndrangheta deve continuare ancora a lungo e deve essere affiancato da una sistematica aggressione all’accumulo dei patrimoni illeciti, che ne costituiscono la linfa vitale. Peraltro, gli esiti investigativi odierni attestano ancora una volta come sovente la detenzione carceraria non riesca a recidere il legame tra affiliato e struttura mafiosa di appartenenza”.
Per la prima volta in Lombardia a capo di un clan c’era una donna
C’era una donna tra i capi del clan della ‘ndrangheta di Rho, anche “più spietata degli uomini”. “Uno degli elementi di novità è il ruolo delle donne – ha spiegato il pm della Dda di Milano, Alessandra Cerretti nella conferenza stampa – abbiamo 5 donne tra le arrestate e ad una donna è stato contestato il ruolo di capo e promotore dell’associazione mafiosa”. La 45enne Caterina Giancotti, secondo gli inquirenti, era “il braccio destro di Cristian Bandiera, figlio di Gaetano, lo sostituisce in una serie di attività, ha sotto di sé due associati ai quali da direttive”. Il pm Cerretti ha detto che è la “prima volta che in Lombardia verifichiamo il ruolo operativo e organizzativo di un donna” nei clan.