di Alessandra Mulas e Yulia Shesternikova dal Libano
Armi chimiche, Obama, Putin, intervento militare americano queste sono solo alcune delle parole più usate per descrivere la crisi siriana, dimenticando che la vera emergenza sono i 2 milioni di rifugiati (1 milione di bambini) che hanno lasciato il paese verso i paesi confinanti. Un terzo della popolazione siriana ha abbandonato la propria casa e in Libano, dove secondo i dati dell’UNHCR, sono circa 800mila i registrati ma il numero è ben più elevato perché molti sfuggono per paura, si nascondono ai margini delle città, nelle campagne; il governo ha lanciato un SOS: da ottobre 1/4 popolazione dei campi profughi non avrà più da mangiare. Attraversando il Libano, da Beirut verso il sud, si possono vedere alcuni accampamenti di fortuna; la cosa che stupisce e lancia dei forti segnali è il fatto che nonostante le condizioni economiche difficili del Paese, i siriani vengono accolti e in alcuni casi assistiti dalla popolazione locale. Questo non è però sufficiente mancano i beni di prima necessità, i servizi igienici, l’assistenza sanitari, i bambini non possono frequentare la scuola e vivono per strada. Al sud del paese si può apprezzare anche il supporto delle Forze Armate di Unifil alla popolazione locale che attraverso una serie di attività di Cooperazione Civile e Militare offrono assistenza di Medical Care, come peraltro stabilito dalla Risoluzione Onu 1701. Qualche giorno fa il contingente italiano a Shama ha ricevuto una donazione di medicinali per l’infanzia da parte della delegazione del Triveneto e, in particolare, dalla Rappresentanza di Gorizia e di Trieste del Sacro Ordine Militare di San Giorgio che andranno a supportare i centri sanitari spesso privi di medicinali, appunto a causa anche dell’emergenza profughi. Nonostante l’incremento delle misure di Force Protection le attività del contingente italiano, molto apprezzate dalla popolazione, proseguono senza sosta. Questa goccia, per quanto consistente, non è sufficiente i profughi non registrati sono sparsi per il paese, molti sono nei sobborghi di Beirut e vanno ad incrementare la già gravissima situazione dei numerosi campi dei profughi palestinesi sparsi per il paese.
Ma i siriani hanno passato in confine anche verso l’Iraq dove sono stati allestiti dei campi che hanno da tempo superato la contenibilità stabilita, un po’ più al nord al campo di Domiz hanno trovato rifugio un certo numero di siriani di origine curda, anche questo ormai congestionato. In Turchia ormai superano 100mila i siriani ospitati nei campi profughi vicino al confine, ma anche qui i numeri sono in continuo aggiornamento. La Giordania ospita oltre 500mila persone redistribuite dentro i campi, alcuni allestiti alla meglio; purtroppo l’inverno è alle porte e sarà difficile attrezzarsi contro il freddo, la lotta contro il tempo inizia anche quest’anno. Tanti cercano accoglienza in Europa, in particolare in Svezia che ha dato asilo a oltre 5mila siriani nel 2012 ed è stato il primo paese dell’Unione Europea ad annunciare che darà asilo a tutti i profughi siriani che ne faranno richiesta; inoltre a coloro che otterranno uno status permanente darà la possibilità di far arrivare anche le loro famiglie.
Bisogna riaccendere i riflettori sulla questione ecco perché è sorta, proprio a seguito di varie visite in Libano, da parte di alcune giornaliste ai campi profughi, l’iniziativa di monitorare e documentare costantemente la situazione e di raccogliere fondi per dare concreto aiuto senza ulteriori passaggi alle esigenze dell’immediato lavorando nello specifico per la costruzione di progetti di solidarietà e di pace. Si chiama Italy for refugee camps 2013 ed è attiva già da giugno di quest’anno; il primo progetto diretto dall’architetto italiano Luciano Colombo che sta portando a termine è la costruzione di un forno per il pane per il campo profughi di Ain Helwe a Sidone in Libano che permetterà a centinaia di persone di sfamare i propri bambini. Dopo aver presentato i progetti uno dei maggiori supporter è stato il presidente del gruppo finanziario con sede a Madrid e Lussemburgo, Phoenix Immo Luxembourg. Tra gli organizzatori oltre alle giornaliste è l’Associazione Assadakah Lombardia, che nel mese di agosto durante una visita della delegazione ha portato aiuti alimentari e farmaceutici nei campi libanesi. È necessaria la collaborazione di tutti per giungere al fine della pace, già consentire situazioni umanitarie più adeguate è un punto di partenza.
Chi volesse sostenere questa nuova azione può contattare Italy for refugee camps 2013 su: https://www.facebook.com/ItalyForRefugeeCamps.