Mi pare che si parli molto poco di ciò che è accaduto negli ultimi giorni nel calcio italiano. In un’indagine che ha portato a 42 ordini di custodia cautelare (26 in carcere) per traffico internazionale di droga è stato arrestato l’ex procuratore capo dell’Associazione Italiana Arbitri Rosario D’Onofrio (nella foto), premiato a luglio dall’Aia.
Tra il caso D’Onofrio e i prossimi mondiali in Qatar: com’è difficile dare credito al mondo del calcio
«Sono sconcertato. Una cosa è certa, la FIGC assumerà tutte le decisioni necessarie a tutela della reputazione del mondo del calcio e della stessa classe arbitrale», le parole – riportate da La Gazzetta dello Sport – utilizzate dal presidente Gabriele Gravina per commentare la vicenda. L’inchiesta milanese ha fatto venire a galla la doppia vita di una persona che nel 2013, sotto la presidenza di Marcello Nicchi, era entrata nella commissione disciplinare Aia e che poi l’attuale presidente, Alfredo Trentalange, ha nominato a capo dell’ufficio che indaga su eventuali irregolarità degli arbitri.
Secondo la Guardia di Finanza, D’Onofrio, ribattezzato ‘Rambo’, era al centro di un traffico di droga tra Italia e Spagna, e durante il lockdown usava la mimetica dismessa per muoversi liberamente. L’Associazione arbitri si trova esposta sulla delicata questione anche perché prima dell’arresto di due giorni fa – coinvolto in un traffico internazionale di sostanze stupefacenti anche con l’accusa di associazione per delinquere -, D’Onofrio era stato arrestato nel maggio 2020 in flagranza di reato mentre consegnava un carico di 40 chili di marijuana.
Per oltre due anni, l’ex militare ha continuato ad esercitare la sua attività, prima da componente della Commissione di disciplina e quindi, con la nomina avvenuta nel marzo 2021 – un mese dopo il cambio delle guardia alla guida dell’Associazione tra Nicchi e Trentalange – quale Procuratore capo.
D’Onofrio, tanto per avere un’idea del personaggio, era stato sospeso da ufficiale dell’Esercito poiché era ufficiale medico, ma si era scoperto che non aveva mai conseguito la laurea in medicina. E anche la sua attività collaterale di arbitro prima e di procuratore arbitrale poi era terminata con D’Onofrio deferito il 28 ottobre scorso dal procuratore federale della Figc Chiné per non aver instaurato un formale procedimento disciplinare nella vicenda relativa all’assistente arbitrale Robert Avalos.
Insomma il procuratore che viene indagato: una vicenda che ben rappresenta il doppio volto di D’Onofrio. Da militare sospeso D’Onofrio si sarebbe fatto prestare una mimetica da un commilitone per girare durante il lockdown e trasportare così carichi di stupefacenti. Il primo aprile 2020, dopo essere stato fermato in un controllo, telefona alla compagna e si vanta: «Oh mi ha appena fermato la polizia locale. M’ha visto in divisa, il tesserino, m’ha salutato militarmente e ha detto: “no, no, grazie… buona giornata!».
Un procuratore capo in uno dei settori più ricchi del Paese che giudica coloro che giudicano la regolarità del gioco. Il tutto a poche settimane dal Mondiale che è costato la vita a circa 6500 lavoratori nel Qatar in cui i diritti umani sono calpestati tutti i giorni. Avete notato come ne parlino poco coloro che sono pronti a ciarlare di legalità contro i poveri disperati?