Passano i giorni e il Governo Meloni non è ancora neppure un mese di vita che ha già avuto più e più occasioni di mostrare la linea antiambientalista del nuovo esecutivo: il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, infatti, ha ribadito la volontà di non rinunciare al rigassificatore a Piombino e al progetto delle trivelle in Veneto.
Urso conferma il rigassificatore a Piombino e le trivelle in Veneto. Il ministro del Made in Italy assicura: si farà tutto
Governo e ambientalismo sono agli antipodi. Il rigassificatore a Piombino e le trivelle in Veneto si faranno, a patto di garantire “compensazioni” e “rassicurazioni” al territorio. A dirlo, è stato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a Venezia. Il ministro ha incontrato ieri il governatore della regione, Luca Zaia, che ha espresso la sua contrarietà alle perforazioni, supportato dal ministro leghista per gli Affari regionali e le Autonomiw, Roberto Calderoli.
Con la posizione espressa in Veneto, Urso tenta di aggirare il mondo delle imprese e aprire uno spiraglio tra veti e perplessità legate alle strategie che il Governo Meloni intente mettere in atto per tutelare l’inverno 2024 e consentire all’Italia di ricominciare a produrre energia autonomamente. L’intenzione dell’esecutivo era già stata palesata dal neoministro del Made in Italy durante la conferenza stampa organizzata per illustrare il dl Aiuti Quater. Nel decreto, è presente il “primo passo nella direzione di una maggiore produzione di energia nazionale. Il provvedimento non si limita a fronteggiare l’emergenza ma pone i presupposti per affrontare alla fonte la questione, come produrre più energia”, ha detto Urso. E ha aggiunto: “Il metano che sapremo estrarre al largo delle nostre coste sarà diretto ai settori di eccellenza del made in Italy, che spesso sono gasivori. L’anticipo del gas a prezzo calmierato è diretto nello specifico ai settori del vetro, alle vetrerie di Murano, alla ceramica a Sassuolo e del Veneto, alla carta di Fabriano nelle Marche e di Verona, alla siderurgia. Consentire di produrre con costo dell’energia contenuto sin da oggi significa salvaguardare il sistema delle imprese”.
È in quest’ottica, quindi, che il ministro di Fratelli d’Italia e il Governo Meloni hanno intenzione di muoversi, totalmente incuranti delle proteste del governatore veneto Zaia. La musica, tuttavia, non cambia rispetto al nodo del rigassificatore di Piombino.
Governo e ambientalismo sono agli antipodi: voce alle imprese
A Piombino, è chiaro da mesi il veto sul rigassificatore più volte ribadito sia dal primo cittadino di area di centrodestra Francesco Ferrari che dai cittadini. Sulla stessa scia, si è posto anche Zaia che ha detto “no” alle trivellazioni in Veneto. Ma ad essere chiamato in causa non è solo il mondo della politica. In prima linea, infatti, ci sono anche le imprese che a sorpresa, pur evitando di contestare apertamente ad esempio la posizione di Zaia, hanno scelto di sostenere il progetto del ministro del Made in Italy.
“L’invito che facciamo alla politica è quello di non affrontare il tema in modo ideologico o pregiudiziale. Il governo ha dato dei limiti precisi rispetto alle aree di trivellazione, sia rispetto alla delimitazione geografica sia rispetto alla distanza dalle coste (18 chilometri). Ritengo che ciò sia frutto di considerazioni di natura scientifico-ambientale, basate anche sul progresso tecnologico fatto negli ultimi anni, che potranno essere ulteriormente approfondite al fine di garantire che non ci saranno potenziali rischi per il territorio. Il futuro sono le rinnovabili, che rimangono l’obiettivo primario, ma bisogna nel frattempo trovare soluzioni sostenibili e sicure di breve periodo per affrontare i prossimi 12/24 mesi. Per questo trovo molto appropriata anche l’apertura fatta dal presidente Luca Zaia al potenziamento del rigassificatore”, ha detto il presidente di Confindustria Veneto, Enrico Carraro.