Dopo aver demolito gli accordi con i partner europei per condividere i migranti (sai la voglia che hanno di prendersi chi sbarca in Italia) la Meloni ha cominciato a fare lo stesso con l’economia. Un compito non difficile, perché le previsioni vedono il Pil dell’anno prossimo vicino allo zero.
Ma si può sempre fare di peggio, e allora ecco l’attacco di ieri al Superbonus 110% sulle ristrutturazioni edilizie, antipasto della sforbiciata che seguirà sul Reddito di cittadinanza. Malgrado sia circondata da economisti, la premier ha sentenziato che l’intervento dello Stato per favorire l’efficienza energetica e la stabilità degli immobili è stato un favore ai ricchi, quando invece sono decine di migliaia le piccole imprese e le famiglie che ne hanno beneficiato, con l’effetto di portare l’anno scorso la crescita al 6,7% (record in Europa) e far volare le entrate tributarie.
Un fiume di ricchezza distribuito su tutto il territorio nazionale, di cui lo Stato si era impegnato a restituire una parte attraverso i crediti fiscali poi incasinati da Draghi, bravo a prendersi i meriti del Pil in salita ma braccino corto al momento di saldare il conto.
Meloni, in linea con la scuola draghiana (notoriamente al servizio dei poveri e non dei banchieri) dunque ha sparato a zero sul Superbonus, al punto da farci immaginare che l’aboliva.
E invece no: la norma voluta dai 5S non va bene però se la tiene, tagliando il contributo dal 110 al 90%, cioè quanto basta a scoraggiare davvero i meno ricchi. Così Giorgia frega ancora i poveri, cercando pure di passare per Robin Hood.