Dopo infiniti rumor, l’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato ha sciolto le riserve annunciando la propria candidatura a raccogliere l’eredità di Nicola Zingaretti. Ma a differenza del governatore uscente, D’Amato si presenta al fianco di Carlo Calenda anche se lui stesso ieri ha precisato: “Io candidato del Terzo polo? No, candidato unitario” del Centrosinistra. Una coalizione che al momento non c’è ma anche se lui stesso assicura: “Adesso vediamo. C’è una discussione in corso”.
L’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato ha sciolto le riserve annunciando la propria candidatura a raccogliere l’eredità di Zingaretti
Non solo. A chi gli chiedeva un commento sulle parole di Giuseppe Conte che ha sbarrato la porta a eventuali alleanze, D’Amato ha risposto seccamente ricordandogli “che alle ultime elezioni regionali il Centrosinistra unito vinse e il M5S andò per conto proprio. Quello che conta sono i risultati, il rendiconto rispetto ai cittadini è fare la massima unità possibile”.
Insomma per il candidato governatore, i pentastellati devono essere lasciati fuori da un’eventuale alleanza alle regionali nel Lazio. A dirlo è stato lui stesso quando, in modo piuttosto schietto, ha spiegato che “l’assenza delle colleghe assessori del Movimento 5 Stelle” al rapporto di fine mandato del presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti “è uno sgarbo istituzionale. E segna una rottura definitiva” nel Centrosinistra. Spaccatura che di certo viene auspicata dal leader di Azione.
Proprio ieri, infatti, Calenda è tornato a punzecchiare M5S e Pd: “Conte ha rotto l’alleanza. Ora che volemo fa’? Il candidato è loro. D’Amato si è candidato autonomamente e io ho detto che mi va bene. Che devo fare? Io non ho posto condizioni e sto dialogando con il Partito Democratico da molto tempo su Moratti e su D’Amato, anche se le due cose non sono collegate”.
Il leader del Terzo polo ha poi aggiunto: “Io ho detto solo che non si poteva fare che da un lato il Pd stava con il Terzo Polo perché gli conveniva e dall’altro con il M5S. Ma se loro non riescono ad andare sulla Moratti, amen”. Poi, concludendo, ha tirato un’altra bordata: “Ma quale campo largo. Siamo solo in due (Pd e Terzo polo ndr). Sediamoci a un bar e decidiamo”.
Il terzo polo non parteciperà alle primarie
Questa mattina Calenda ha ribadito che il terzo polo non parteciperà alle primarie nel Lazio. “Noi siamo sempre stati dell’idea che D’Amato sia un bravo assessore – ha detto il leader di Azione – che validamente può fare il presidente della Regione Lazio. Siamo in attesa che il Pd ci dica se D’Amato va bene anche per loro. Oggi pomeriggio sarò al teatro Brancaccio all’iniziativa di D’Amato”.
Zingaretti, su una eventuale convergenza dei dem sulla candidatura di D’Amato, ha fatto sapere che non dipende da lui: “Siamo in una democrazia, non in una monarchia dove chi c’era prima decide chi viene dopo”.