È ancora una volta il Pnrr a mettere su fronti opposti Mario Draghi e Giorgia Meloni. Altro che passaggio di consegne ordinato tra i due. Ora anche Meloni smaschera l’ex banchiere. La premier lancia l’allerta sul Recovery plan perché sulla spesa c’è un ‘buco’ di 12 miliardi di fondi europei che non sono stati usati.
La Meloni lancia l’allerta sul Pnrr perché sulla spesa c’è un ‘buco’ di 12 miliardi di fondi europei che non sono stati usati
La premier traccia la rotta rispetto al Pnrr nella prima cabina di regia ad hoc che convoca nel pomeriggio a Palazzo Chigi. Ed è su quella che introduce la prima novità: annuncia che dovrà riunirsi periodicamente, e non “solo due volte” come il precedente esecutivo. Nessuna rinuncia però alla volontà di aggiustamenti al Pnrr, nella convinzione che nel frattempo sono cambiate le condizioni iniziali per cui erano stati stanziati quei fondi (dalla guerra alla crisi energetica). E che l’”implementazione” che rivendica con forza, serve a dirottare le risorse sul caro energia, prossimo scoglio per il suo governo che su questo dovrebbe riunirsi domani.
Di ritorno dal suo primo tour all’estero e nello stesso giorno in cui dalla Commissione europea arriva l’ok alla seconda tranche da 21 miliardi del Pnrr italiano, la premier affronta di petto la questione. Lo fa già nell’’incipit’ della riunione (che è quasi un Consiglio dei ministri, visto il numero dei presenti, oltre ai rappresentanti di Regioni ed enti locali).
“Il Pnrr è la sfida più grande del governo e dell’Italia”, esordisce. Subito dopo avverte: “Non possiamo permetterci di non spendere quelle risorse nei tempi previsti e dobbiamo farlo nel miglior modo possibile”. Da qui l’urgenza di scandire, entro la fine dell’anno, una road map con le priorità da mettere in cantiere entro il 2023. Entro il 31 dicembre “siamo chiamati a realizzare circa 55 obiettivi per poter richiedere alla Commissione europea la terza rata”, rammenta.
Un pressing che anche su questo sembra voler segnare la discontinuità dal governo dell’ex presidente della Bce. In primis per la tabella di marcia che la leader impone alla sua squadra attraverso confronti bilaterali che da martedì il ministro Raffaele Fitto (che sul Pnrr ha la delega) avvierà singolarmente con ognuno dei ministeri coinvolti e con le Regioni.
Successivamente, ci sarà una nuova cabina di regia con l’obiettivo di riaggiornarsi più o meno ogni 10 giorni per verificare lo stato delle opere. Con l’intento di monitorare l’operato dei ministri. Probabilmente alla luce dei fondi non spesi finora. La premier infatti non nasconde che “dalla Nota di aggiornamento al Def di settembre si evince che il livello della spesa al 31 dicembre 2022 è di 21 miliardi di euro a fronte di 33 miliardi di euro previsti dal Def di aprile 2022”.
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