Le dimissioni di Letizia Moratti sembrano aver smosso più il centrosinistra che il centrodestra. Dario Violi, consigliere regionale M5S della Lombardia e coordinatore regionale del Movimento, come vi collocate voi?
“Per quello che ci riguarda stiamo lavorando serenamente al nostro programma e abbiamo una nostra visione che è contrapposta in modo molto forte a quella del centrodestra che ha governato 30 anni la Lombardia in tema di servizi sanitari, trasporti, infrastrutture e tutela dell’ambiente. Fino alla fine di luglio abbiamo lavorato con un tavolo allargato delle opposizioni, poi la partita nazionale ha cambiato le carte in tavola. Noi abbiamo sempre detto, ma non per retorica ma perché ci crediamo, che lavoriamo a una visione e a un progetto e non a ad alchimie sui nomi più o meno roboanti o sui sondaggi. Se qualcuno è interessato a condividere la nostra visione e il nostro programma noi siamo aperti a considerare possibili convergenze”.
Non escludete dunque che alla fine un’intesa col Pd ci possa essere?
“Io non escludo nulla ma inizio ad avere dei dubbi nel momento in cui non riesco a capire con quale Pd sto parlando. Ci sono alcuni a cui non dispiacerebbe l’idea della Moratti. Altri che vogliono Carlo Cottarelli per ammiccare al Terzo polo e sganciarli dalla Moratti. Altri – la parte più a sinistra del Pd lombardo – che dicono abbiamo cose da condividere con i 5Stelle. Per noi è interessante parlare con tutti quelli che hanno voglia di condividere un progetto che è fatto di sanità pubblica, servizi ai cittadini, transizione ecologica e digitale. Non importa vincere a ogni costo. A noi interessa vincere per cambiare le cose”.
Esclude un dialogo col Polo di Renzi e Calenda?
“Calenda ha chiuso la sua campagna elettorale davanti all’inceneritore di Brescia. Che è l’emblema di quello che noi non vogliamo nella gestione dell’ambiente”.
Ritiene che i dossier di Lazio e Lombardia debbano procedere di pari passo?
“Credo di no. I territori devono essere protagonisti. Le alchimie decise a tavolino a Roma non hanno mai funzionato per nessun partito. Gli esponenti territoriali si confronteranno con i vertici e solo dopo si deciderà quale percorso intraprendere. Ma sono i territori che devono esprimere le loro volontà”.