Dodici interdittive antimafia adottate dalla procura di Bergamo negli ultimi due anni. L’ultima il 2 novembre scorso nei confronti di un condannato per traffico di schiavi e sfruttamento della prostituzione, socio di maggioranza di una società attiva nel settore della bonifica ambientale.
La criminalità organizzata in Lombardia è ormai ben radicata in tutta la regione
Trasferimento di valori, appropriazione indebita e autoriciclaggio sono solo alcuni dei reati contestati dal prefetto Enrico Ricci all’imprenditore bergamasco nei confronti della quale è partito un provvedimento con il quale si impedisce alla sua azienda (della quale non vengono rese note le generalità) di avere rapporti con la pubblica amministrazione, a conclusione di un’accurata istruttoria condotta dal gruppo interforze antimafia del quale fanno parte Questura, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza e Direzione investigativa antimafia.
Un’operazione che mette in luce come la criminalità organizzata in Lombardia, seconda regione della ‘ndrangheta in Italia, sia ben presente e radicata anche in città come Bergamo che nel periodo pandemico ha visto crescere sin dai primi mesi del 2021 episodi di usura ed estorsione. Una “criminalità economica” nella quale l’usura diventa il pericolo maggiore per gli imprenditori in crisi di liquidità, come dichiarato da 7 imprese su 10 (studio Ascom-Confcommercio).
Le risultanze di analisi sui fenomeni criminali di tipo mafioso continuano a presentare il rischio che i vari sodalizi possano perfezionare quella strategia di infiltrazione del tessuto economico in vista dei possibili finanziamenti pubblici connessi al Pnrr.
Se le province lombarde più contaminate dai fenomeni mafiosi restano Milano, Monza-Brianza e Como, in vista del grande movimento di capitali e dal grande ritorno economico previsto per le Olimpiadi invernali del 2026, il rischio è cresciuto infatti anche per città come Sondrio. È quanto emerge dal report sulla presenza mafiosa in Lombardia presentato dalla Commissione antimafia regionale, un monitoraggio della presenza mafiosa in regione realizzato dall’osservatorio Cross e da Polis Lombardia che racconta in 190 pagine l’evoluzione della geografia mafiosa nelle diverse zone negli ultimi 3 anni.
La provincia di Sondrio ha registrato il tasso più alto di crescita delle denunce per estorsione, segnale da non sottovalutare se si pensa che proprio in questa zona arriveranno i fondi pubblici destinati alle infrastrutture in vista delle Olimpiadi del 2026.
Oltre alla ‘ndrangheta, si nota un ritorno che gli inquirenti ritengono significativo di Cosa nostra siciliana oltre a tendenze di emulazione del modello mafioso da parte di organizzazioni criminali straniere. Gli analisti hanno attribuito un rating alle varie province, da 1 a 5, dove 1 rappresenta la massima minaccia mafiosa, definita in relazione alle caratteristiche proprie della realtà settentrionale.
Nessuna provincia lombarda ha il punteggio minimo – 5 – che denota la quasi inesistenza della minaccia. Sondrio e Lodi sono a 4: la mafia non è assente ma c’è un tessuto pronto a denunciare. Forte dinamismo mafioso tra Varese, Lecco e Como: quest’ultima passa dal livello 2 al massimo, per la nuova funzione di cerniera operativa verso la Svizzera, meta di nuovi e rapidi spostamenti da parte dei clan. Solo a Como sono state effettuate ben 7 operazioni antimafia negli ultimi 3 anni.