di Vittorio Pezzuto
È rimasta sola ma non si rassegna la battagliera Michaela Biancofiore, vittima di uno spoil system ad personam. Oggi spiegherà alla stampa la sua versione sulle dimissioni dal governo date con enfasi, non ritirate per coerenza e infine dal premier Enrico Letta accettate con democristiana furbizia. In sua difesa sono accorsi solo una manciata di peones e un paio di colombe come Renato Schifani («Non aver respinto quelle dimissioni è un atto inaccettabile») e Fabrizio Cicchitto («Le esprimo la mia solidarietà»). Ma si tratta di eccezioni, appunto. Tace Alfano, e il suo silenzio soddisfatto dice più di mille parole. Tacciono i falchi, che la situazione ha reso prudenti e che preferiscono spendersi su questioni più importanti. Non si muovono nemmeno le parlamentari del Pdl: si sa che la solidarietà di genere, ogni volta invocata nei dibattiti tra donne, scatta soltanto quando la malcapitata non ha suscitato irritazioni e gelosie. Mai, quindi. Tace soprattutto Berlusconi, impegnato in una difficile opera di rattoppo della sua creatura politica e poco incline a perder tempo in una vicenda che in ogni caso poco o nulla incide negli equilibri interni. Biancofiore tutto questo lo ha capito. Non le resta altro che la prospettiva di un mesto pellegrinaggio nei talk televisivi del mattino, come una Laura Ravetto qualunque. E le tocca liberare la scrivania da sottosegretario alla Semplificazione legislativa e allo Sport, consolandosi con l’unica anima bella che le è restata accanto in tutti questi mesi: la cucciola di carlino Puggy. La quale, rannicchiatasi al freddo sul marciapiede antistante Palazzo Vidoni, in cuor suo già invidia a Dudù il calduccio delle sontuose stanze di Palazzo Grazioli. Vita da cani.