“La debolezza dell’esercito russo rende più propizio il momento perché l’Europa si faccia promotrice di una conferenza internazionale di pace”. Secondo il senatore del M5S, Ettore Licheri, davanti all’escalation in Ucraina e con le sempre maggiori tensioni nel Pacifico che stanno cambiando gli equilibri geopolitici, per l’Ue è tempo di farsi promotrice di accordi di pace che scongiurino l’apertura di nuovi fronti o, peggio, l’inizio di un conflitto mondiale.
Prima la guerra in Ucraina scatenata da Putin, poi le solite provocazioni di Kim e ora pure le minacce di Xi Jinping a Taiwan. Secondo molti opinionisti siamo davanti a uno stravolgimento degli equilibri internazionali con l’epilogo dell’unilateralismo americano. Qual è la sua opinione?
“Stanno cambiando gli equilibri del mondo e noi occidentali dovremmo prenderne coscienza. Ricordo che nella dichiarazione finale del vertice dei paesi BRICS del giugno scorso, Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, pur non riconoscendo le annessioni russe, si sono detti d’accordo per lavorare insieme ad un nuovo ordine globale. Dobbiamo quindi fare molta attenzione, perché se resteremo imprigionati nella logica bellica di Putin faremo il gioco di Putin: piantare un cuneo tra l’Occidente ed il resto del mondo”.
Dall’inizio del conflitto in Ucraina a oggi, il tema della pace è pressoché assente con gli Usa e l’Ue che non fanno altro che spingere su sanzioni a Mosca e armi a Kiev. Un vuoto in cui si è insinuata la Turchia di Erdogan che mira a ottenere legittimazione internazionale. Perché l’Occidente ha abdicato al suo ruolo di mediazione per giunta lasciando spazio a un attore internazionale discutibile e sui generis come il leader di Ankara?
“Anche in diplomazia come nella politica se lasci un vuoto questo viene prontamente colmato da altri. È ciò che è successo nel caso della Turchia. L’iniziale schiacciamento dell’Europa sulle posizioni di Londra e Whashington hanno contribuito, e non poco, alla conquista della ribalta internazionale di Erdoğan. Ricordo che fu il Presidente Giuseppe Conte a segnalare per primo questa incomprensibile rinuncia al lavoro diplomatico multilaterale da parte dell’Europa. Ed oggi ci troviamo davanti ad un bivio: mirare ad una disfatta della Russia che forse è il sogno di Biden, o seguire le raccomandazioni di Macron per una soluzione diplomatica che offra alle parti un ‘commodus discessus’. Immaginare di sconfiggere o umiliare una potenza nucleare è da irragionevoli. Tutti sappiamo che nessuna potenza nucleare può perdere una guerra senza giocarsi l’opzione nucleare. Alla prepotenza russa va certamente opposta una resistenza, ma l’attuale debolezza dell’esercito russo rende più propizio il momento perché l’Europa si faccia promotrice di una conferenza internazionale di pace, un tavolo intorno al quale far sedere la Cina, l’India, il Pakistan, la Lega Araba, il tutto sotto l’egida dell’Onu e l’impulso della Santa Sede. Se al negoziato ci si avvicinerà con un approccio complessivo, il cammino verso il cessate il fuoco sarà meno complicato”.
La Russia ha più volte minacciato l’uso di armi nucleari e la Nato ha detto che se ciò avvenisse, ci sarà una reazione. Si tratta di pura e semplice propaganda oppure vede un rischio che il conflitto degeneri ulteriormente?
“Il rischio concreto di una guerra nucleare c’è ed a lanciare questo allarme è il Santo Padre per primo. Registro invece con preoccupazione come un certo mainstream tenda a minimizzare le conseguenze di un’estensione del conflitto”.
In Italia Conte si è fatto portavoce della ‘marcia per la pace’, priva di insegne di partito, per chiedere a Bruxelles di mediare tra Mosca e Kiev. Che ne pensa di questa iniziativa?
“Si è detto che queste manifestazioni non sposterebbero di un centimetro le posizioni di Putin e Zelensky. Probabilmente è vero. Ma la voce della piazza pensata da Giuseppe Conte si rivolgerà principalmente alla classe politica europea, alla comunità internazionale. È una piazza che vuole scuotere le cancellerie di tutto il mondo da questo stato di rassegnato immobilismo diplomatico in cui versano dà troppo tempo. La guerra è entrata in una fase che gli esperti chiamano ‘di attrito’, sarà cioè una guerra lunga, estenuante e sanguinosa per la stessa popolazione ucraina. Armi, armi e ancora armi, è possibile che sia solo questa la strada?”.
Intanto preoccupano le tensioni tra Usa e Cina per il destino di Taiwan. Da Washington fanno sapere che difenderanno l’isola anche militarmente mentre Pechino afferma che le ingerenze americane stanno facendo precipitare la situazione. Secondo lei è in vista un’altra guerra?
“Guardi, la Storia insegna che le guerre prima di scoppiare covano per molti anni. La crisi russo-Ucraina ci ha dimostrato ancora una volta che le tensioni strategiche nell’assetto geopolitico orientale quando non vengono risolte diventano irreversibili. Anche per Taiwan occorre che si arrivi presto ad una soluzione diplomatica internazionale altrimenti rischieremo di rivedere in futuro le stesse immagini di questi giorni”.
In tutto questo caos, torna a farsi sentire pure Pyongyang con la ripresa di test missilistici inquietanti. A che gioco sta giocando Kim Jong-Un?
“Kim Jong-Un è un dittatore che interpreta la forma più pura dell’autocrazia: è un uomo che governa sostanzialmente per se stesso, rivolge i suoi muscoli più sul proprio specchio che sul resto del mondo. La sua indole lo porta a diffidare sia della Cina che degli Stati Uniti e del Giappone. Questo, certamente, non fa di lui un uomo meno pericoloso per la sicurezza mondiale, ma questa sua autoreferenzialità lo rende più attento alla logica della deterrenza diplomatica”.