Che il nuovo Senato contenga un tasso altissimo di ipocrisia si è visto ieri sin dalle prime battute, quando l’Aula ha tributato grandi applausi alla senatrice Segre e alla sua denuncia del fascismo, e poi ha eletto presidente un nostalgico della vecchia destra come Ignazio La Russa.
Un’elezione che in parallelo con quanto accadeva alla Camera ha mostrato il solco che c’è nelle destre, difficilmente in grado di governare a lungo un Paese con le nostre emergenze. Dopo averci riempito di bugie con le loro promesse elettorali irrealizzabili, ora vediamo l’altro inganno, e cioè l’assoluta mancanza di unità e di un progetto comune tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.
Così, alla prova dei fatti, Berlusconi non fa votare La Russa, che però viene eletto lo stesso, probabilmente con i voti dei renziani e di qualche piddino suo amico. Un pessimo segnale, perché le stampelle parlamentari ci sono sempre state, ma se servono dal primo giorno vuol dire che sui provvedimenti più spinosi la maggioranza non potrà andare lontano. Peggio ancora vanno le cose a Montecitorio, dove è stato subito bruciato l’ex capogruppo del Carroccio, Molinari, e forse oggi ce la farà Fontana.
Con questi chiari di luna, sarà un Vietnam fare pure il Governo, e ancora non sappiamo niente di cosa farà la Meloni per il caro-bollette, la guerra, le tasse e il Reddito di cittadinanza. Niente di strano, quindi, se tra non molto il Centrodestra si divida, per tornare a un Esecutivo figlio dei soliti giochi di Palazzo. E dal Pd a Calenda e Renzi, qui non mancano i professionisti.