Iran, le proteste continuano dopo la morte di Mahsa Amini. In quasi tutto il paese migliaia di persone scendono in strada per manifestare in modo molto evidente e forte. Nelle ultime ore si sono fermati anche diverse categorie di lavoratori.
Iran, le proteste continuano
In Iran le proteste non si fermano, anzi incalzano. L’Autorità giudiziaria ha incriminato più di 120 persone per le proteste dopo la morte di Mahsa Amini. L’autorità ha annunciato “l’incriminazione di 60 persone” a Teheran e di altre 65 nella provincia meridionale di Hormozgan, arrestate durante “recenti disordini”, ha dichiarato Mizan Online, il sito web della magistratura iraniana.
“Credo sia arrivato il momento di sanzionare le persone responsabili” della repressione delle donne iraniane e della “violazione” dei loro diritti. Lo ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, parlando alla Conferenza degli ambasciatori. “Le violenze scioccanti inflitte al popolo iraniano non possono rimanere senza risposta e dobbiamo lavorare insieme sulle sanzioni”, ha evidenziato. “Ci sono due pesi e due misure in Occidente, perché il confronto con le rivolte è una buona azione nei Paesi europei, ma è considerata una repressione in Iran”: lo ha twittato il ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian, dopo la conversazione telefonica con il suo omologo francese Catherine Colonna ieri sera, aggiungendo: “Non permetteremo a nessuna parte dall’interno o dall’esterno dell’Iran di prendere di mira la sicurezza nazionale del Paese”.
Coinvolti anche i lavoratori del petrolio: diversi scioperi
Nelle proteste non solo giovani donne ma anche lavoratori sono scesi in strada con diversi scioperi. Diverse categorie si sono fermate in diverse zone del Paese: dagli studenti ai lavoratori dei bazar, insegnanti, avvocati, operai di fabbrica (come quelli della Haft-Tappeh Sugarcane Industry) e anche del settore petrolifero.
Ieri(11 ottobre) hanno manifestato alcune centinaia di lavoratori del petrolchimico di Assaluyeh, uno degli impianti di lavorazione principali della ricca provincia petrolifera di Bushehr. Gli operai hanno interrotto per alcune ore la produzione e bloccato gli accessi allo stabilimento usando auto e pneumatici bruciati. Dall’altra parte “Cannoni, carri armati e pistole non funzioneranno più, dì a mia madre che non ha più una figlia”, cantavano ieri gli universitari del politecnico Amirkabir di Teheran.