Nelle ore in cui infuria la guerra in Ucraina con nuovi pesanti bombardamenti Papa Francesco è tornato, ieri, a chiedere un’azione immediata per la pace: “Stiamo attraversando momenti difficili per l’umanità, che è in grande pericolo”, ha detto Bergoglio. Ma se forze politiche come il M5S, Sinistra italiana e Articolo 1, sono pronti a raccogliere il suo appello e a scendere in piazza – ad esempio promuovendo una marcia per la Pace come ha proposto nei giorni scorsi Conte – per chiedere la fine del conflitto per via diplomatica, il Pd sbanda tra chi difende Kiev e chiede di sostenere con maggiore decisione l’impegno bellico contro la Russia e quanti tifano per l’apertura di negoziati che possano condurre a un immediato cessate il fuoco.
In marcia per la Pace. La proposta di Giuseppe Conte fa sbandare e dividere i dem. Compatto il M5S e le forze di sinistra
Spara a zero invece contro le iniziative pacifiste che stanno prendendo corpo Carlo Calenda. “Siamo al fianco del popolo ucraino”, insiste Enrico Letta sui social. E non fa riferimento a mobilitazioni pacifiste neanche Simona Malpezzi: “Sono terrificanti le immagini dei bombardamenti contro i civili a Kyiv e in altre città. Sempre più dalla parte dell’Ucraina contro la violenta invasione di Putin”.
Ma c’è chi nel Pd comincia ad allinearsi a quanti nell’area progressista delle forze di centrosinistra chiedono la pace senza se e senza ma. Come Graziano Delrio: “Una violenza indiscriminata sta colpendo l’Ucraina. Muoiono civili, bambini. È già tardi ma chiediamo a gran voce un’azione degli organismi internazionali per il cessate il fuoco e l’apertura di un negoziato”.
Idem Barbara Pollastrini che invita a mobilitarsi “per il cessate il fuoco e la diplomazia. Anche così – dichiara – si aiuta la resistenza ucraina che sentiamo nostra. Papa Francesco chiama ogni coscienza al rischio per l’intera umanità”. E il Pd di Bologna annuncia, con la segretaria Federica Mazzoni, che “sarà nelle piazze in cui si chiede la pace. Ci saremo con uno spirito autentico, senza voler mettere cappelli o bandierine”. In prima fila anche il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che sta organizzando un corteo per il 28 ottobre a Napoli.
Conte: Ora più che mai è urgente che l’Europa prenda in mano la situazione per fermare questa follia fatta di attacchi, vendette, azioni e reazioni che si chiama guerra”
Compatto e senza sbavature è l’appello alla pace che arriva da mesi dalla forza politica guidata da Giuseppe Conte. “Condanniamo con forza l’azione della Russia, gli attacchi e i missili sulle città, la morte e la devastazione fra i civili. Ora più che mai è urgente che l’Europa prenda in mano la situazione per fermare questa follia fatta di attacchi, vendette, azioni e reazioni che si chiama guerra. L’unica strada che può portarci a una via d’uscita rispetto a un conflitto che sta sfuggendo di mano e sta assumendo ogni giorno proporzioni sempre più vaste e incontrollabili è imprimere una svolta, seria e stringente, in direzione di un negoziato di pace”, scrive l’ex premier.
Nicola Fratoianni dell’Alleanza Verdi-Sinistra Italiana segnala che “l’escalation militare con le sue drammatiche conseguenze sui civili è sotto gli occhi di tutti. Perché le armi chiamano armi. Ci sarebbe bisogno di altro: pace e diplomazia”. Arturo Scotto, coordinatore nazionale di Articolo Uno, promette di essere “in tutte le piazze della pace dei prossimi giorni”. Dall’altra parte della barricata c’è Calenda.
“Credo che le manifestazioni per la pace abbiano una componente di immoralità perché non dicono che c’è un aggressore e un aggredito e così perdiamo la bussola morale e politica”, dice l’ex ministro che provoca il Pd in cui, accusa, c’è sia una componente massimalista sia una riformista, “di cui Letta fa parte”. E rilancia proponendo una grande iniziativa per il sostegno all’Ucraina.
A Calenda replica Scotto: “Quale sarebbe questo pacifismo immorale che mette tutti sullo stesso piano? Quello di Papa Francesco? Quello di chi ha sempre preso le distanze da Putin mentre i governi ci facevano affari insieme? Smettila di individuare nemici immaginari in chi manifesta per fermare la guerra”.
Intanto circa 500 realtà sociali e sindacali – dalla Rete nazionale dei Numeri Pari al Forum Disuguaglianze e Diversità, dall’associazione Salviamo la Costituzione alla Fiom – saranno in piazza a Roma il 5 novembre per rivendicare pace ma anche diritti e lavoro.