Nessuno scioglimento del Pd. Le proposte che arrivano da “chi non c’entra niente con il partito non sono nemmeno un tema di discussione”, dicono dal Nazareno. Il segretario Enrico Letta, ieri ospite a Che tempo che fa da Fabio Fazio l’ha detto chiaro e tondo: “Abbiamo cinque milioni di persone che ci hanno votato. Escludo lo scioglimento del Pd. Tutti coloro che vogliono costruire un’alternativa partecipino al processo costituente del nuovo Pd”.
Letta è tornato a parlare del M5S. Il segretario del Pd lancia l’idea di un’opposizione unita. Ma i dem puntano solo a ingabbiare Conte
Ma la frase di cui ieri per tutto il giorno si è discusso è stata un’altra. Ieri tra le altre cose Letta è tornato a parlare del Movimento 5 Stelle: “Per che faremo un’opposizione il più unitaria possibile, altrimenti faremo il regalo più grande a Giorgia Meloni e al suo governo che ne avrebbero un vantaggio”, ha detto Letta, aggiungendo che “il M5s ha svolto un ruolo importante, noi governiamo con loro”.
Per molti parlamentari del Partito democratico questa sarebbe l’ennesima ammissione di una strategia completamente sbagliata nella sfida elettorale, “una consapevolezza più che tardiva e che, se possibile, ci danneggia ancora di più”, dice uno dei senatori che all’alleanza con Conte ha dedicato molte energie.
Letta sa benissimo che l’alleanza tra il Pd e il M5S nei territori è più viva che mai. In Lombardia nessuno nasconde che sia l’unica alleanza possibile per provare a stare in partita nelle prossime elezioni regionali (ancora di più se il sedicente Terzo Polo appoggerà la candidatura di Letizia Moratti in un centrodestra spaccato) e il prossimo governo Meloni inevitabilmente salderà ancora di più questo rapporto.
Ne avranno a male, questo è sicuro, gli esponenti della corrente interna Base riformista (guidati da Luca Lotti e Lorenzo Guerini) che prediligerebbero un allontanamento definito da Conte per abbracciare Renzi e Calenda ma secondo le ultime voci di giornata nemmeno Stefano Bonaccini sarebbe di questa idea, rifiutandosi di fatto di garantirli su questo punto.
Nell’ottica del prossimo congresso ieri la direzione nazionale di Articolo Uno ha dato indicazione di aprire una fase costituente della sinistra democratica con il Partito democratico: “Siamo convinti – si legge nel documento licenziato dalla direzione – che occorra aprire una fase costituente vera della sinistra democratica e di governo. Interloquiremo nei prossimi giorni con la proposta avanzata da Letta e lavoreremo affinché la chiamata sia larga e inclusiva”.
“Serve un vero processo costituente – prosegue il documento -, il cui esito non può essere scritto dall’inizio, nella costruzione delle regole della partecipazione democratica e del manifesto dei valori fondativi dell’identità di una forza politica rinnovata. Bisogna garantire agli iscritti e ai non iscritti, alle associazioni, ai movimenti, ai singoli cittadini di poter contribuire”.
Letta ha anche chiarito che non tornerà in Francia e che non ha nessuna intenzione di abbandonare il suo ruolo all’opposizione: “Vedo che in tanti da Lega e Fratelli d’Italia mi invitano a prendere la strada del ritorno ma io sarò impegnato a fare opposizione in Aula con tutta la determinazione che ho perché penso che questa destra non sia ciò di cui l’Italia ha bisogno”.
Sulla scacchiera del congresso intanto la candidata Paola De Micheli (al momento l’unica candidatura ufficializzata) rivendica di avere “ragioni potenti” per candidarsi in un partito che ritene “scalabile”. De Micheli lamenta anche di essere “silenziata” perché “unica donna candidata a guidare il Pd” (dimenticando Rosy Bindi) e chiarisce fin da subito di non essere disposta a nessun ticket, con nessun uomo.
“Lei sarà la prima donna premier e io la prima segretaria del Pd – ha detto ieri in un’intervista al Corriere della Sera – , guiderò l’opposizione e torneremo a vincere. Sarò l’anti Meloni perché mi preoccupa molto il modello dei governi ungherese e polacco, che comprime le diversità in favore di una semplificazione deteriore”.
I candidati che pesano invece sono stati evocati proprio da Letta: “Bonaccini e Schlein sono due grandi risorse per il futuro del centrosinistra, loro cosi come altri che ci sono e potranno dire cose molto importanti e magari si candideranno”, dice il segretario dimissionario del Pd.
C’è un piccolo particolare di cui conviene tenere conto: mentre Bonaccini si è già detto disponibile alla guida del partito Elly Schlein per ora non ha proferito parola sull’argomento, limitandosi a leggere, senza rispondere, ciò che gli altri dicono e scrivono su di lei. Solo quando scioglierà la riserva si potrà definire gli schieramenti in campo. E solo in quel momento ognuno scoprirà le carte.