Azzerare il conflitto. L’ordine dei liberal italiani, impegnati nella loro trionfale marcia verso il fatturato senza nessuno scrupolo verso il lavoro, in questi anni sta riuscendo nella sua impresa più grande: raccontare come possibile una democrazia in cui contano solo coloro che sono d’accordo – ognuno con le sue inclinazioni – definendo “altro” chiunque alzi la voce contro lo status quo.
L’attacco al Reddito di cittadinanza non è una critica dura a uno strumento di sussidio ma è il feticcio da agitare contro la povertà
Non è una roba nuova. La lotta di classe – definizione ormai usurata e usurpata da decenni di attacchi e mistificazioni – esiste ed è necessaria ogni volta che una parte consistente della popolazione non ha voce nelle scelte della sua classe dirigente.
La classe sotto scacco non sono più solo i lavoratori. Oggi sotto le bombe di una politica e una stampa ferocissime sono finiti anche coloro che il lavoro non lo hanno oppure che ce l’hanno talmente poco dignitoso: i poveri. L’attacco al Reddito di cittadinanza non è una critica dura a uno strumento di sussidio ma è il feticcio da agitare contro la povertà.
Così basta che Beppe Grillo lanci un appello alle “Brigate di Cittadinanza” perché gli odiatori dei poveri saltino sulla sedia e sparino cannonate. “In questo momento drammatico per l’Italia, chiunque parli di Brigate è un folle e un irresponsabile”, dice Matteo Salvini, uno che si è distinto da sempre per la responsabilità delle sue parole. Maurizio Gasparri evoca addirittura le Brigate Rosse (vede rosso dappertutto), spiegandoci che “parlare in questo modo vuol dire mettersi fuori dalla costituzione, dalla democrazia, dalla legalità repubblicana”.
Non poteva mancare, in soccorso alla destra con i peli irti, anche la deputata calendiana Daniela Ruffino: “Utilizzare il termine ‘brigate’ evoca in un paese come il nostro, brutti ricordi legati al terrorismo”, avverte. Il segretario e deputato della Lega, Andrea Crippa parla di “pagliacciata”. “Siamo alla pazzia” aggiunge il collega del Carroccio Luca Toccalini.
“Se non è istigazione al terrorismo, poco ci manca – rincara il leghista Igor Iezzi -. In ogni caso, delle due l’una: o Grillo ignora la storia più recente che ha imbrattato di sangue il nostro Paese durante gli Anni di piombo o il fondatore del Movimento 5 Stelle è diventato completamente matto. Le sue parole restano comunque di una gravità inaudita. Ci aspettiamo da Conte una presa di distanza chiara e netta”.
Scatenato, ancora il leghista Crippa: “Serietà e rispetto per gli italiani. Si è superata qualsiasi pagliacciata: tirare in ballo addirittura le Brigate è pura follia”, sostiene. Libero ieri in prima pagina titolava “Grillo fa le sue Br”.
Grillo ha solo invitato i percettori del Reddito di cittadinanza a “servire la comunità”
E via così, in un florilegio di anime belle che invocano il terrorismo e cretinate del genere. Ma cosa aveva detto Beppe Grillo? Ha invitato i percettori del Reddito di cittadinanza a “servire la comunità” con “opere di bene nel proprio quartiere o nel proprio Paese, perché servire la comunità è un dovere ma anche e soprattutto un diritto di ognuno”: “Cittadini che si possano sentire liberi di poter riparare una panchina dismessa, ripristinare un giardino abbandonato, costruire giochi per i bimbi, mettersi a disposizione per il prossimo”, ha scritto Grillo.
Il fondatore propone quei “lavori socialmente utili” di cui parlano spesso politici (di destra e di sinistra) per i percettori. Niente di più, niente di meno. L’attacco a Beppe Grillo è la reazione pavloviana che i terrorizzati dal conflitto hanno ogni volta che qualcuno dissente e invita alla lotta democratica. Nessuno di loro ha letto il messaggio di Grillo, nessuno di loro ha approfondito, l’importante è bastonare i poveri e quelli che si propongono di rappresentarli.
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