Chissà se Giorgia Meloni pensava che, dopo uno strabiliante successo elettorale, sarebbe stato tanto difficile individuare la squadra di Governo.
Tra veti e minacce il governo Meloni si è già spiaggiato. La premier in pectore prende tempo
Già perché mentre impazza il toto nomi, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi sembrano voler giocare una partita tutta loro convinti che la leader della coalizione voglia relegarli a mere comparse. Certo i leader fanno a gara a smentire tensioni ma che qualcosa non stia andando come sperato è piuttosto evidente già dal fatto che non c’è neanche intesa su come spartire le circa venti poltrone ministeriali, figuriamoci su chi potrebbe occuparle.
Chiaramente prima di poter risolvere gli attriti, andrà risolto proprio il nodo delle caselle che avranno a disposizione i vari partiti. Il punto di partenza è che con molta probabilità i dicasteri saranno una ventina e che, vista la terrificante situazione internazionale, diversi esponenti della squadra di Governo targata Meloni dovranno necessariamente essere dei tecnici preparati.
Contrariamente a quanto spera il Capitano e perfino Antonio Tajani che ieri ha ribadito il suo “okay a qualche tecnico ma il governo sia politico”, probabilmente non si tratterà di una componente residuale ma – almeno secondo quanto trapela da via della Scrofa – di una folta pattuglia che potrebbe avere la metà o poco più dei ministeri a disposizione.
Il arrivo la lista dei ministri della Lega
Se così fosse, ai partiti resterebbero una decina di dicasteri per effettuare le nomine politiche e inevitabilmente Fratelli d’Italia ne prenderà più degli altri. Difficile presagire come evolverà la situazione ma che la tensione sia piuttosto alta lo si capisce anche dalla convocazione del Consiglio federale del Carroccio da cui, come annunciato dai leghisti, dovrà uscire una lista di ministri.
L’ex pm Carlo Nordio è destinato a diventare il prossimo guardasigilli
Può sembrare qualcosa di normale ma non è affatto così perché tutto ciò rappresenta un inedito nella storia della politica italiana. Quel che è certo è che mentre sembra regnare la confusione più totale, a impazzare è il toto nomi. Se sulla Giustizia la partita appare quasi del tutto chiusa, con l’ex pm Carlo Nordio destinato a diventare il prossimo guardasigilli e la contendente Giulia Bongiorno che sembra avere ben poche chance, le altre caselle restano un rebus. Proprio l’avvocato leghista potrebbe così finire al ministero per la Pubblica amministrazione, incarico già ricoperto nel Governo gialloverde.
Al tesoro si accomoderà un tecnico di peso. Il nome è quello di Fabio Panetta
Molto probabilmente anche al Tesoro si accomoderà un tecnico di peso con Fabio Panetta, attualmente nel board della Bce, che appare in pole position. In alternativa circola il nome dell’ex ministro Domenico Siniscalco come anche quello dell’esperto economico di FdI Maurizio Leo mentre sembra ormai del tutto tramontata – per l’apparente veto di Forza Italia – l’idea di rispolverare Giulio Tremonti.
Elisabetta Belloni favorita per la guida della Farnesina. Urso alla Difesa
Agli Esteri il nome dato per favorito è quello di Elisabetta Belloni, attuale capo dei Servizi segreti, seguita da quello dell’ex ministro Giulio Terzi di Sant’Agata e dall’ambasciatore Stefano Pontecorvo. Ma per la Farnesina si fanno anche nomi politici come quello di Tajani o di Guido Crosetto. Sia il forzista che il meloniano sono destinati ad avere un ruolo di spicco nel prossimo esecutivo tanto che entrambi sono in lizza pure per il ministero della Difesa, anche se qui Adolfo Urso di Fratelli d’Italia sembra destinato ad avere la meglio, come anche per il Viminale.
Quattro i nomi in lizza per il Viminale: Piantedosi, Tajani, Crosetto e La Russa
Del resto proprio quest’ultimo ministero è senza dubbio quello che andrà tenuto in massima considerazione visto che Salvini continua a chiederlo per sé mentre la Meloni non appare intenzionata a concederglielo, tanto che gli avrebbe offerto l’Agricoltura o le Riforme più l’incarico di vicepremier. Così all’Interno la partita sembra destinata ad essere giocata tra l’ex capo di gabinetto del Capitano, Matteo Piantedosi, oppure uno tra Tajani, Crosetto e Ignazio La Russa.
All’Agricoltura, ministero che la Lega pretende per sé, dovrebbe finire Gian Marco Centinaio. Allo Sviluppo economico appare probabile la riconferma di Giancarlo Giorgetti anche se in queste ore sta circolando pure il nome di Salvini nel caso dovesse rifiutare le altre destinazioni a lui proposte dalla Meloni. Alle Infrastrutture la partita viene giocata tra due big, ossia Fabio Rampelli di FdI e Edoardo Rixi della Lega, mentre per il ministero degli Affari regionali – ritenuto vitale per il Carroccio – la partita è tra Attilio Fontana, Roberto Calderoli o il forzista Raffaele Fitto.
Alle Riforme costituzionali dovrebbe finire Marcello Pera. Alla Salute resta forte la candidatura di Giorgio Palù, presidente Aifa, mentre sembra destinata a sfumare la candidatura di Licia Ronzulli che a questo punto il Cavaliere vorrebbe far accomodare al ministero della Scuola o a quello della Famiglia. Ma Berlusconi pretende che nel Governo Meloni venga trovato spazio anche per Anna Maria Bernini e Alessandro Cattaneo.