Qualcuno ci ha creduto e ce l’ha fatta, qualcun altro ha sperato ma è rimasto con un pugno di mosche in mano. Con le urne chiuse e i risultati ormai consolidati, è tempo di guardare alla nuova composizione del Parlamento italiano in cui non mancheranno veterani della politica, ritorni e le immancabili esclusioni eccellenti.
Nel nuovo Parlamento non mancheranno veterani della politica, ritorni e le immancabili esclusioni eccellenti
Il dato più significativo è che i leader anti-sistema che si sono presentati al di fuori delle maggiori coalizioni sono rimasti tutti a spasso. Sono lontani i sorrisi e le pacche sulle spalle per Gianluigi Paragone che in campagna elettorale si diceva sicuro di riuscire a superare ampiamente il 3 per cento – quota che gli avrebbe garantito una poltrona – ma che, invece, è rimasto a spasso perché condannato da numeri impietosi di poco inferiori al 2 per cento.
Il senatore uscente ed ex pentastellato che ha sempre fatto leva su un elettorato No Vax e No Euro, evidentemente sovrastimato, è sembrato sorpreso del risultato uscito dalle urne tanto che ha dato la colpa della sua débâcle all’astensionismo record che lo avrebbe penalizzato, insomma da vero politico ha usato la scusa più in voga da chi viene bocciato alle urne.
Da Paragone a Cunial: fuori dal Parlamento i volti anti-sistema
Non è andata meglio neanche a Vita, il Movimento fondato dall’ex pentastellata Sara Cunial, che – come e forse più di Paragone – ha strizzato l’occhio alla galassia dei complottisti del Covid ma ha capitalizzato appena lo 0,7 per cento delle preferenze. Chi fa poco meglio è Italia sovrana e popolare dell’ex segretario del Pci, Marco Rizzo, che supera di poco l’1% ma che non si prende nessun seggio. Stessa storia anche per Unione popolare di Luigi de Magistris che ottiene l’1,5 per cento dei consensi, restando lontano dalla soglia del 3 per cento.
Non meno interessanti, invece, sono stati i testa a testa nei diversi collegi uninominali. Una delle sfide più appassionanti è quella andata in scena a Roma centro dove tra i favoriti Emma Bonino e Carlo Calenda, alla fine l’ha spuntata il terzo incomodo ossia Lavinia Mennuni di Fratelli d’Italia. Uno smacco per la senatrice uscente ed ex radicale che pur piazzandosi al secondo posto, è costretta a fare le valige e lasciare palazzo Madama.
Discordo diverso per il leader di Azione che malgrado una sonora bocciatura – è arrivato terzo in questa contesa tutta romana – entrerà comunque in Parlamento grazie al paracadute del proporzionale. E al Senato troverà anche Silvio Berlusconi che dopo aver dominato nel collegio uninominale di Monza, capitalizzando il 50,31 per cento delle preferenze, fa il suo ritorno dopo il suo lungo esilio.
Renzi e Salvini tornano tra i banchi del Senato dove arriva anche Musumeci. Alla Camera arrivano Letta, Zingaretti, Bonelli e Fratoianni
A palazzo Madama confermati anche Matteo Renzi e Matteo Salvini mentre la new entry è l’ex governatore della Sicilia Nello Musumeci che, non trovando pieno accordo per ricandidarsi in Regione, alla fine è stato ricompensato da Giorgia Meloni – quest’ultima confermata all’uninominale dell’Aquila – con una poltrona in Parlamento. Andranno alla Camera, invece, i dem Enrico Letta e Nicola Zingaretti come anche i leader di Verdi e Sinistra Italiana Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni.
Dopo averci già provato una volta, questa volta Claudio Lotito ce l’ha fatta davvero. E per riuscirci è stato candidato al Senato nel collegio uninominale in Molise dove ha sbaragliato la concorrenza di Ottavio Balducci e di Rossella Gianfagna del Centrodestra. Curiosamente il presidente della Lazio è finito al centro di meme e polemiche perché durante la presentazione della sua candidatura si era fatto prendere la mano ammettendo candidamente: “Io non conosco il Molise ma conosco l’Abruzzo perché mio nonno era di Amatrice”.
Una singola frase che sui banchi di scuola gli sarebbe costata una sonora bocciatura perché un professore di geografia gli avrebbe risposto stupito: “A quanto pare non conosce neanche l’Abruzzo e… il Lazio”. Già perché Amatrice, il paese in provincia di Rieti quasi del tutto distrutto dal terribile sisma del 2016, si trova nel Lazio e non, come sostiene il presidente dei biancazzurri, in Abruzzo.
Ilaria Cucchi, schierata da Sinistra e Verdi, ha vinto al Senato nel collegio di Firenze
Tra chi entra in Parlamento c’è anche Ilaria Cucchi che, schierata da Sinistra e Verdi, ha vinto al Senato nel collegio di Firenze. Altro scontro che ha tenuto tutti col fiato sospeso è quello del collegio uninominale di Sesto San Giovanni, un tempo definito la Stalingrado d’Italia, in cui si sono scontrati Isabella Rauti, figlia dell’ex segretario del Msi e fondatore di Ordine Nuovo Pino Rauti, e Emanuele Fiano, figlio di Nedo Fiano ossia l’unico sopravvissuto della sua famiglia dall’inferno di Auschwitz.
Un duello che si è concluso con la candidata del Centrodestra che ha staccato il rivale di quasi 15 punti. Nel collegio di Cremona, invece, è andato in scena un altro duello a singolar tenzone tra la senatrice uscente di Fratelli d’Italia, Daniela Santanché, e l’ex direttore del dipartimento Affari fiscali del Fondo Monetario Internazionale nonché ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli schierato dal Pd. Qui il distacco è stato siderale, ben 25 punti, in favore della meloniana. Ma per il dem i giochi non sarebbero ancora chiusi perché è ancora in corsa, da capolista, nei due listini bloccati del Senato sia a Milano che a Sesto San Giovanni.
Tra chi saluta il Parlamento spiccano i nomi di Monica Cirinnà, battuta seccamente da Ester Mieli nel collegio per Palazzo Madama di Roma-Fiumicino, e quello di Mariastella Gelmini che è stata surclassata nel collegio uninominale di Treviglio, in provincia di Bergamo dall’ex ministro degli Esteri del governo Monti, Giulio Terzi di Sant’Agata, candidato di Fdi.
Rita Dalla Chiesa ha vinto nel collegio uninominale Puglia.Molfetta
Tra le new entry non manca la presentatrice tv Rita Dalla Chiesa che ha vinto nel collegio uninominale Puglia – Molfetta, battendo il candidato di Centrosinistra Michele Abbaticchio. Fa rumore anche la sconfitta di Luigi Di Maio che per uno strano scherzo del destino, nel collegio uninominale della Camera di Napoli Fuorigrotta, è stato battuto e surclassato dall’ex collega di partito di M5S, Sergio Costa. Così per il leader di Impegno civico non ci sarà posto nel prossimo Parlamento.
Impegno civico elegge un solo parlamentare, è Bruno Tabacci
Ironia della sorte il partito, fermo sotto all’1 per cento, è riuscito a piazzare soltanto un uomo e si tratta di Bruno Tabacci che è stato eletto nel collegio uninominale della Camera Lombardia 1 vincendo su Andrea Mandelli del Centrodestra e così si appresta a vivere la sua settima legislatura. Tra i veterani c’è chi fa ancora meglio. Si tratta di Pier Ferdinando Casini, candidato per il Centrosinistra, che battendo sul filo di lana Vittorio Sgarbi è riuscito a ottenere il via libera per la sua undicesima legislatura.
Non ha avuto la stessa fortuna, invece, Stefania Prestigiacomo che dopo 28 anni potrebbe uscire dal Parlamento anche se, al momento, i conteggi non sono ancora definitivi. Fuori anche l’ex ministra di Italia Viva Teresa Bellanova.