Ammiccava ai No vax con la battaglia contro l’obbligo vaccinale. Per non parlare della crociata contro il Green Pass. E poi la dichiarazione di guerra contro l’Europa matrigna come grimaldello per terremotare il sistema. Ma alla fine, a forza di No, la vera Italexit è stata quella che gli elettori hanno indicato a Gianluigi Paragone.
Alla fine, a forza di No, la vera Italexit è stata quella che gli elettori hanno indicato a Gianluigi Paragone.
L’ex grillino dissidente e barricadero ha fallito il quorum del 3% che gli avrebbe assicurato diritto di tribuna in Parlamento. “La nostra scommessa era di superare la soglia di sbarramento. Speravamo in un’affluenza decisamente superiore. Non credo sia un bene per la democrazia un’affluenza così bassa. C’è un paese preoccupato che non trova nella proposta politica né una risposta né una spinta per andare al voto”, dice sconfortato il leader di Italexit in collegamento con Enrico Mentana su La7.
“È una spia rossa sul cruscotto della futura classe dirigente – aggiunge Gianluigi Paragone -. Il governo Draghi comunque non mi sembra abbia portato grande fortuna alle forze che lo hanno sostenuto, ne escono molto ammaccate”.
Poi l’ultima stoccata: “Qualcuno si fida ancora del Movimento Cinque Stelle: rispetto al Nord sono fortemente asimmetrici i dati del Sud dove il reddito di cittadinanza è diventato una rendita politica”. Come dire, mal comune mezzo gaudio. Chissà se col senno di poi non si mangerà le mani per la rottura con i Cinque Stelle. Per lui un altro giro di valzer poteva pure uscirci.