Qualcuno potrebbe dire che tutto è andato secondo copione con la vittoria del Centrodestra che sembrava scritta negli astri. Eppure questo è vero soltanto a metà perché queste elezioni autunnali, le prime nella storia d’Italia, hanno riservato numerose sorprese.
Giorgia Meloni si avvia verso il governo mentre Conte diventa il vero leader dell’opposizione
Già perché se è vero che Fratelli d’Italia è saldamente il primo partito d’Italia, con il 26 per cento dei consensi piovuti su Giorgia Meloni & Co., pochi si sarebbero anche soltanto immaginati un tonfo roboante da parte della Lega di Matteo Salvini che, con lo scrutinio ancora in corso ma con previsioni più che fosche dalle proiezioni, ha capitalizzato appena l’8,9 per cento delle preferenze degli italiani e che per questo è tallonata da Forza Italia che ha tenuto e si è assestata all’8 per cento.
Un risultato impressionante se si pensa che alle europee del 2019 il Capitano aveva messo in cassaforte il 34,3 per cento. Nel complesso è stata una grande performance per la coalizione di Centrodestra che al Senato dovrebbe prendere almeno 114 seggi mentre alla Camera strappa ben il 43 per cento delle preferenze.
Ma se la Lega piange, il Partito democratico non ride di certo. Al Nazareno era chiaro che la partita era disperata ma ci si appigliava, almeno ad inizio campagna elettorale, al fatto che il Pd era “il primo partito” dello stivale e, con un 21 per cento dei sondaggi di un mese fa, si assestava di pochi decimali sopra Fratelli d’Italia.
Ma giorno dopo giorno e con una campagna elettorale sotto tono, i dem si sono sciolti come neve al sole capitalizzando un risultato estremamente negativo e che li vede sotto la soglia psicologica del 20 per cento. Al momento, tanto per capirci, il Pd si assesta a un 19 per cento che dovrà far ragionare a lungo il partito su cosa non abbia funzionato, con la sedia di Enrico Letta che già traballa pericolosamente. E poco importa che il Centrosinistra alla Camera ha raggiunto il 26,1%.
Un’altra sorpresa è stata senza dubbio la cavalcata del Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte che tutti davano per spacciati. Ma per il de profundis ci sarà tempo perché i pentastellati hanno avuto un exploit, totalizzando il 15,3 per cento delle preferenze, che per alcuni sarà stupefacente ma che, in realtà, era già evidente dai bagni di folla fatti dall’avvocato del popolo in ogni tappa della sua lunga campagna elettorale.
Cosa ancor più importante è che grazie a questo risultato, i 5 Stelle – malgrado scissioni e polemiche – sono riusciti a diventare la terza forza in Italia, scavalcando l’ex alleato Salvini, e sono “il primo partito al Sud” come precisa Conte. Buona anche la performance di Carlo Calenda e Matteo Renzi con il loro Terzo polo che si ferma al 7,5 per cento anche se il leader di Azione aveva fissato l’asticella al 10 per cento.
L’alleanza Verdi/Sinistra italiana supera quota tre percento, mentre +Europa arriva appena a sfiorarla. Disastro, invece, per Impegno civico di Luigi Di Maio che, malgrado dichiarazioni roboanti di mirare al 6 per cento, a conti fatti ottiene lo 0,6 per cento, ben lontano dall’1 per cento. Chi ci si avvicina ma al momento rischia di non riuscire a ottenerla per pochi decimali è Noi Moderati mentre restano sicuramente a bocca asciutta, in quanto lontani dallo sbarramento del 3 per cento, sia Unione popolare di Luigi De Magistris che Italexit di Gianluigi Paragone.
Il dato peggiore è quello sull’affluenza. È il più basso mai registrato per le elezioni politiche
Il dato peggiore, però, è quello sull’affluenza. Alle ore 23 ha votato il 63,95% degli aventi diritto: si tratta del dato più basso mai registrato per le elezioni politiche. Un numero che deve far riflettere visto che nella precedente tornata elettorale del 2018, alla stessa ora, si era recato alle urne il 73,01%.
Malgrado lo scrutinio ancora in corso, è un’Italia dipinta di blu. Guardando il dato nelle macro aree del Paese a far rumore è senza dubbio l’affermazione di Fratelli d’Italia nelle ex roccaforti della Lega. FdI nel Nord Ovest si aggiudica il 23 per cento dei consensi, risultando il primo partito, mentre al Nord Est il dato è ancora superiore e tocca quota 26 per cento.
Ma è nel Centro Italia, vero serbatoio del partito, che la Meloni ottiene il suo miglior risultato con il 27 per cento delle preferenze. Soltanto nel Mezzogiorno FdI – pur capitalizzando il 20 per cento dei consensi – non riesce ad imporsi come primo partito ma come terzo. A dominare nel Sud Italia è il Movimento 5 Stelle che ottiene il 26 per cento dei consensi.
Con i risultati che si vanno via via consolidando, gli istituti statistici hanno delinato gli scenari per il prossimo Parlamento. Stando ai dati Swg forniti a La7 la distribuzione dei seggi al Senato, esclusi quelli eletti all’estero, al Centrodestra andrebbero tra 114-122 seggi, al centrosinistra 37-43 seggi, al Movimento 5 Stelle tra 23-27, ad Azione-Italia Viva tra 9-11 e 3 a Svp. Alla Camera, dove lo spoglio procede a rilento, al Centrodestra andrebbero tra i 230 e i 250 seggi, al Centrosinistra tra 70 e 90, ai pentastellati tra 46 e 54, ad Azione-Iv tra 18 e 22, all’Svp tra 2 e 3.
Sono numerose e interessanti anche le sfide negli uninominali. Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi e Maurizio Lupi sono largamente in testa nei rispettivi collegi uninominali dove rappresentano il Centrodestra. A scrutinio ancora in corso Meloni ha il 52% dei voti nel collegio di L’Aquila Camera, Berlusconi ha il 50% nel collegio di Monza Senato e Lupi il 55% nel collegio di Lecco Camera. Salvini non è candidato nell’uninominale.
Nel Centrosinistra urne amare per Luigi Di Maio che è stato sconfitto da Sergio Costa del Movimento 5 Stelle a Napoli Fuorigrotta Camera. Per Emma Bonino, invece, è vero testa a testa con Mennuni del Centrodestra a Roma centro Senato. Un seggio, questo, in cui a sorpresa si è classificato terzo Carlo Calenda. Ma per il leader di Azione i giochi non sono finiti perché c’è pronto il paracadute visto che è candidato anche al proporzionale per palazzo Madama.