Mottarone, consegnata la perizia ai pm. Si registrano così dei passi avanti in vista delle udienze già fissate per il mese di ottobre per cercare di iniziare a mettere dei punti alle indagini.
Mottarone, perizia sulla fune consegnata in tribunale
Si registrano dei passi avanti sui processi della tragedia del Mottarone. Sono state depositate questa mattina in tribunale, a Verbania, le perizie sull’incidente alla funivia del Mottarone, precipitata il 23 maggio dello scorso anno causando la morte di 14 persone. Sono state già fissate le udienze il 20, 21 e 24 ottobre per l’incidente probatorio, ovvero la discussione delle prove raccolte dai consulenti delle parti: la Procura, i 14 indagati e le oltre cinquanta parti offese.
Gran parte era già danneggiata prima del crollo
Secondo la perizia consegnata, la funivia del Mottarone è precipitata “a causa del degrado della fune” traente. “In corrispondenza del punto di rottura – si legge nel documento – il 68% circa dei fili presenta superfici di frattura che testimoniano una rottura (…) a fatica/corrosione dei fili ragionevolmente antecedente la precipitazione del 23 maggio 2021″ in cui sono morte 14 persone.
“Una corretta attuazione dei controlli (…) avrebbe consentito di rilevare i segnali del degrado, ovvero la presenza anche di un solo filo rotto o segni di corrosione e, quindi, di sostituire la testa fusa così come previsto dalle norme”, scrive inoltre il pool di ingegneri nella perizia. Per i periti l’incidente è stato causato dal degrado della fune traente “in corrispondenza dell’innesto” nella testa fusa e la presenza dei forchettoni che hanno escluso il funzionamento dei freni d’emergenza.
Secondo la perizia informatica, inoltre, il sistema video installato sulla funivia “presentava alcuni punti ciechi rispetto al complessivo percorso delle cabine, ovvero vi era un tratto per il quale i video non consentono di rilevare il movimento del mezzo”. In particolare, “non sono presenti telecamere attive che consentano di avere la totale copertura in termini di videoripresa della tratta Alpino-Mottarone”, scrivono i periti. Ipotesi confermata dal fatto che “non vi sono camere che hanno registrato l’effettiva precipitazione della cabina dopo il pilone 3”.