Prima Foggia e Bari, poi Catania e Messina, quindi Reggio Calabria. Cambiano le città e le regioni ma non il copione con Giuseppe Conte accolto da folle oceaniche e bandiere M5S sventolanti.
Cambiano le città e le regioni ma non il copione conConte accolto da folle oceaniche e bandiere M5S sventolanti
Insomma un bagno di folla dietro l’altro, reso ancor più evidente se confrontato alle piazze semi deserte del Pd, che dimostra come i pentastellati non siano affatto finiti e che, al contrario, sembrano in netta ripresa. Euforia crescente che lo stesso Conte percepisce tanto che da Catania ha affermato: “Ci insultano, ci aggrediscono, ma voi ci state restituendo una forza politica incredibile. Non ci siamo disperati quando tutti ci davano in picchiata e non ci esaltiamo adesso che ci segnalano un trend in risalita: a noi interessa il voto del 25 settembre”.
Insomma dopo tante tensioni e una dolorosa – ma necessaria – scissione, la musica per i Cinque Stelle è cambiata. “Sul M5S circolano sondaggi pazzeschi, il sistema sta tremando. Siamo scomodi” insiste Conte che spiega le ragioni del successo pentastellato: “Abbiamo fatto alzare il tetto dell’impignorabilità a mille euro, chi guadagna meno non potrà avere pignorato nemmeno il quinto dello stipendio, ma questa notizia non la troverete sulla stampa. I soldi vanno presi alle grandi aziende e agli speculatori, non ha chi ha poco”.
Per questo assicura che difenderà le misure a sostegno dei più deboli, ammettendo di indignarsi ogni volta che “Meloni e Renzi parlando del reddito di cittadinanza lo definiscono un metadone di Stato”.
Una giornata che inevitabilmente, alla luce di quanto successo nelle Marche, è iniziata con un pensiero rivolto alle popolazioni colpite. “Siamo in Sicilia ma siamo vicini assolutamente a tutti i familiari delle vittime delle Marche e alle comunità locali per questa tragedia che ancora una volta ci dice che dobbiamo contrastare i cambiamenti climatici e che dobbiamo sistemare il nostro territorio perché il dissesto idrogeologico diventa un rischio per l’incolumità nostra e delle nostre famiglie” ha spiegato Conte che ha sempre fatto della tutela dell’ambiente il punto distintivo di M5S.
E proprio in questa direzione è tornato a dire “No” al rigassificatore di Piombino, tra l’altro mettendo a tacere le recenti polemiche sui pentastellati rei di aver votato alla Camera l’ordine del giorno che impegna il Governo ad adottare ogni iniziativa per realizzarlo. Come spiegato dall’avvocato del popolo si sarebbe trattato di errore materiale e per questo anticipa che “sarà presentato, nel passaggio definitivo al Senato del dl Aiuti bis, un Ordine del giorno” per dire “No a scelte calate dall’alto su Piombino”.
Ma Conte al Sud ha affrontato anche il tema della lotta alla mafia. “Tiberio, Angela e tutti coloro che si ribellano alla criminalità organizzata devono sapere una cosa: non sono soli. Letteralmente. Il M5S è al loro fianco nella battaglia quotidiana per la legalità. Oggi a Reggio Calabria, insieme a Federico Cafiero de Raho, abbiamo ribadito questo impegno a tutti i cittadini e i commercianti: non facciamo un passo indietro. Avete la nostra parola, continueremo a stare dalla parte giusta” ha spiegato il leader M5S.
Lo stesso sentendo il vento in poppa, tanto che ha detto che non si sorprenderebbe se dopo il voto del 25 settembre si dovesse scoprire che i 5S sono il primo partito al Sud, ne ha davvero per tutti, a partire dal Pd. A chi gli chiedesse se esistono margini per riallacciare i rapporti con Enrico Letta, ha spiegato che “non reagiamo per un calcolo politico o per orgoglio, ma con questi vertici del Pd c’è poco da lavorare insieme, visto che si sono rivelati completamente inaffidabili e scorretti nell’attribuirci responsabilità e colpe”.
Questo perché, precisa, era evidente come “dietro c’era un disegno molto chiaro cinico e opportunista di emarginare il M5S e dividersi il consenso elettorale residuo. E per fare questo hanno costruito alleanze che poi sono fallite, sottoscritte e poi stracciate, ad esempio, con Calenda, con Tabacci, con chiunque, meno che con il M5S”.
Ma la stoccata più dura è quella che Conte ha rifilato alle destre con Lega e Fratelli d’Italia che nel Parlamento Ue hanno votato contro la dichiarazione che accusava l’Ungheria di “non essere più una democrazia”. Da cittadino, prima che da politico, dico che o la Giorgia Meloni e Matteo Salvini fanno marcia indietro e riconoscono pubblicamente di avere sbagliato su Orbán, oppure dico che sono inidonei a governare l’Italia”.
Questo perché, conclude, siamo “di fronte a una relazione documentata, non a un documento politico” su cui non si può tergiversare in quanto “certifica la svolta autocratica di Orbán che ha messo sotto di sé il potere giudiziario, ha messo il bavaglio ai giornalisti, e costringe e tortura le donne che vogliono interrompere la gravidanza costringendole ad ascoltare il battito del feto”.