“Certi amori fanno dei giri immensi e poi ritornano”. Questo il ritornello cantato da Antonello Venditti e che sembra calzare a pennello con le ultime dichiarazioni del segretario del Pd, Enrico Letta, che dopo aver fatto e disfatto alleanze, ora torna a sperare nel ritorno al campo largo. Anzi larghissimo visto che, come riferito ad Agorà su Rai 3, l’apertura va da Azione a M5S.
Il segretario del Pd, Enrico Letta, dopo aver fatto e disfatto alleanze, torna a sperare nel ritorno al campo largo
“Fino al 25 settembre siamo concentrati su noi stessi. Quello che si farà dal 26 settembre dipende dal risultato elettorale e ne parleremo il 26”, ma “se mi chiedono se dialoghiamo più facilmente con Salvini e Meloni o con Conte e Calenda, è evidente che la risposta è Conte e Calenda, qualunque forma di dialogo dopo il voto avrà loro due come interlocutori” ha spiegato il segretario del Pd.
Qualcuno sicuramente sarà sobbalzato dalla sedia sentendo le parole di Letta che sembra ignorare, se non addirittura dimenticare, quanto accaduto nelle ultime settimane. In primo luogo c’è da chiedersi come possa anche solo pensare di avere in Carlo Calenda e Giuseppe Conte due interlocutori visto che il primo non ha alcuna simpatia per i 5 Stelle, anzi già quando il progetto del campo largo era in fase di costruzione aveva sostanzialmente detto “o noi o il Movimento”.
Eppure il problema più grande non è nemmeno questo. Se il Pd si trova da solo in questa campagna elettorale, la colpa è tutta della sua dirigenza. Che le cose stiano così è evidente proprio dal fatto che il Pd e il Movimento hanno stretto un’alleanza che è andata avanti nel tempo, culminando nel governo giallorosso e nel presentarsi uniti alle ultime amministrative dove – contro ogni pronostico – hanno strapazzato Giorgia Meloni & Co.
Un rapporto entrato in crisi quando sono sorte le prime tensioni attorno al governo dei migliori e poi definitivamente andato in pezzi quando il premier Mario Draghi si è dimesso e Letta, unilateralmente, ha sbattuto la porta in faccia a Conte giudicando M5S “inaffidabile”.
Contestualmente a questa rottura, Letta che da tempo ammiccava ad Azione si è letteralmente buttato tra le braccia di Calenda per dare vita a una sgangherata alleanza durata appena 48 ore. Tanto, infatti, il tempo che è bastato all’ex ministro dello sviluppo economico nei governi dello stesso Letta e di Matteo Renzi per decidere di abbandonare il segretario del Pd al proprio destino.
Insomma pensare di poter fare qualche forma di accordo post elettorale con Calenda e Conte appare una chimera. E gli stessi leader, per motivi diversi, hanno già rigettato al mittente tale proposta infinite volte. Che la porta sia chiusa a doppia mandata lo ha ribadito ancora ieri il leader M5S che, quasi in contemporanea, ha usato parole di fuoco contro l’ex alleato: “Ora Letta chieda scusa e con lui anche tutti gli altri.
Grazie a M5S e a quelli che Letta ha chiamato ‘piccoli calcoli elettorali’ è stata trovata una soluzione per 40mila imprese edilizie, lavoratori e famiglie che erano stati dimenticati da tutti”. Poi, rispondendo a domande su un’eventuale alleanza post elettorale con il Pd, ha chiuso nuovamente ogni spiraglio spiegando che “mancano le condizioni” per un accordo e che comunque “con questi vertici del Pd a un tavolo (delle trattative, ndr) non mi ci siedo”.
Quel che è certo è che l’intera campagna elettorale dei dem, chiamati a dover recuperare voti ma che non sembrano esserci riusciti, è stata piuttosto sconclusionata tanto da essere diventata un gigantesco meme sul web. Critiche che non sono venute soltanto dai rivali ma che ieri, dalle pagine del Fatto Quotidiano, sono piovute anche dal governatore pugliese del Pd, Michele Emiliano. Secondo lui, infatti, “presentarsi alle elezioni separati dai 5 Stelle è un errore imperdonabile”.
Non solo. Il presidente di regione ha anche smantellato l’appello di Letta al voto utile perché si può “votare per il Pd o, almeno nella mia Puglia, per chiunque altro, ma non per il centrodestra”. Critiche piuttosto precise a cui ha risposto Letta. Ma chi si aspettava un mea culpa o almeno una risposta nel merito, è destinato a rimanere deluso perché il segretario del Pd ha provato a chiudere il caso dichiarando: “il Fatto Quotidiano tira acqua al suo mulino essendo organo ufficiale dei 5 Stelle”. Insomma la solita strampalata strategia di Letta secondo cui le colpe sono sempre imputabili ad altri.